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Il main event di Wrestlemania è per gli atleti della WWE e in generale per le superstar del wrestling l’evento che corona la propria carriera. Il punto più alto. Non importa vincerlo o perderlo, l’importante è esserci perché essere nell’ultimo e principale match della card dello ‘Showcase of Immortals’ significa entrare nell’olimpo di questa disciplina. Tantissimi si sono consacrati nel main event, diventando poi autentiche leggende e presenze fisse nella main event card degli eventi della WWE. Nomi leggendari: Hulk Hogan, Roddy Piper, Andre The Giant, Ultimate Warrior, Randy Savage, Ted DiBiase, Yokozuna, Bret Hart, Shawn Michaels, The Undertaker, The Rock, Stone Cold Steve Austin, Triple H, Batista, John Cena, Edge, Kurt Angle, Chris Benoit, Randy Orton, Brock Lesnar, Daniel Bryan fino ad arrivare ai tempi odierni con Seth Rollins, Roman Reigns, Drew McIntyre e Cody Rhodes o anche Becky Lynch, Charlotte Flair, Bianca Belair, Sasha Banks, passando alle donne.

In alcuni casi il main event è stato magari un premio alla carriera. Prendiamo ad esempio i casi di Mick Foley e AJ Styles. Il primo premiato a Wrestlemania 2000 con l’ingresso nel main event a carriera finita (almeno a tempo pieno, poi avrà altri brevi stint negli anni seguenti, ndr). Il secondo premiato con la sfida contro Undertaker nel cinematografico boneyard match di Wrestlemania 36, con cui la WWE riconosce a Styles quanto fatto al di fuori della WWE stessa prima e nei primi anni del suo approdo poi.

Ma c’è anche chi non ha avuto, pur partecipando al main event di Wrestlemania, una svolta nella sua carriera. O magari l’ha avuta, ma non per come ci saremmo aspettati. Tralasciando casi un po’ particolari, come Mr T e Lawrence Taylor, rispettivamente attore e giocatore di NFL, ossia superstar prestate al wrestling e addirittura finite nel main event dello ‘Showcase of Immortals’, ci sono anche wrestler di professione che però non hanno spiccato il volo. Forse perché il main event per loro è arrivato troppo presto e non erano ancora maturi i tempi; forse perché gli è mancato qualcosa. Noi abbiamo scelto cinque nomi. Vediamoli insieme.

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King Kong Bundy. Nella metà degli anni Ottanta si è affermato questo atleta di 212 kg. Un monster heel in perfetto stile anni Ottanta. Grosso, non tecnico, ma brutale. Nel 1986, dopo circa un anno dal suo approdo alla corte di McMahon, sale alla ribalta diventando il principale antagonista dell’uomo del momento, Hulk Hogan. Il tutto sfocia in uno steel cage match piazzato dritto nel main event di Wrestlemania 2. Un match non memorabile, vinto dall’Hulkster, che consolida il movimento della Hulkamania e che segna l’inizio del declino di Bundy. Infatti, complice anche il turn heel celebre di un atleta più grosso ancora di lui come Andre the Giant, il buon Bundy ha latitato dalla scena del main event. Non è neanche mai riuscito a conquistare alcun titolo in singolo, neanche secondario.

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Sgt. Slaughter. È il 1991 quando addirittura da campione WWF sale alla ribalta ottenendo un match nel main event di Wrestlemania VII, Sgt Slaughter. Atleta che era già conosciuto grazie al suo personaggio di sergente di ferro, molto ammirato dai fan patriottici americani fin dai suoi esordi in AWA. Nel main event aveva “bazzicato” comunque poco, se non per un breve feud con Bob Backlund nei primi anni Ottanta. Ma la sua carriera ottiene un improvviso picco ad inizio anni Novanta, quando l’età inizia ad avanzare. La sua gimmick non viene modificata, ma da sergente di ferro patriottico, diventa un traditore della patria, che sposa la causa irachena durante i controversi anni della Guerra del Golfo. Dall’altra parte c’è l’eroe americano per eccellenza: Hulk Hogan, che pur non essendo più la star assoluta degli anni d’oro della Hulkamania, ha ancora il suo forte appeal. Così accade prima che Slaughter ottiene il suo push alla Royal Rumble, mettendo fine al regno di Ultimate Warrior e diventando campione WWF. Poi arriva la sfida contro Hogan in un main event di Wrestlemania caricato fin troppo di temi di attualità. Come prevedibile vince Hogan e vincono gli States. Slaughter chiude di fatto qui il momento più alto della sua carriera. Di lì a qualche anno ci sarà il suo ritiro dalle scene

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Bam Bam Bigelow. L’undicesima edizione dello ‘Showcase of Immortals’ passa alla storia come una delle peggiori di sempre, se non proprio la peggiore. Ma la ciliegina sull’infame torta viene messa da un main event imbarazzante. Piuttosto che piazzare alla fine della card la sfida titolata tra Diesel e Shawn Michaels, non eccelsa, ma che avrebbe almeno salvato la faccia, la compagnia scelse di puntare sul feud tra un ex player della NFL, Lawrence Taylor, e un atleta emergente come Bam Bam Bigelow. Non fraintendiamo, questo era un signor atleta. Grossa stazza, clamorosamente compensata da un’agilità difficilmente visibile in atleti di quella mole. Bam Bam aveva tutto per emergere, ma i tempi nel 1995 non sono ancora maturi. Inoltre la vittoria va a Taylor e lo status di Bigelow crolla a picco. Nel main event non ci andrà quasi mai. Avrà un brevissimo feud con Diesel poco dopo Wrestlemania, senza riuscire a strappargli il titolo WWF. Aggiungiamoci i difficili rapporti con la Kliq e il fatto che in quegli anni tra lo scandalo steroidi e l’ascesa della WCW, la compagnia non se la passa benissimo, ecco che Bam Bam si ritrova nel posto sbagliato nel momento sbagliato. Andrà via dalla compagnia cercando fortuna altrove. Prima in ECW, dove diventerà anche campione, e poi in WCW, ma resterà essenzialmente un midcarder.

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Big Show. Sul finire del 1999 la WWF sembra aver individuato un nuovo gigante che possa terrorizzare il sistema. Un decennio dopo Andre The Giant, ecco arrivare dalla WCW un nuovo atleta che sembra ricordarlo. Si tratta di Big Show, che effettivamente in WCW si faceva chiamare The Giant, spacciandosi per il figlio di Andre. Quando diventa campione, per poi perdere subito il titolo, tra la fine del 1999 e l’inizio del 2000, venendo anche derubato della vittoria nella Royal Rumble, Big Show è davvero una star di punta. Ma la sua ascesa è forse un po’ troppo repentina. E poi di materiale di alto livello negli anni della Attitude Era in WWF ce n’è. Stone Cold Steve Austin, The Rock, Triple H che è anche il campione, il sempreverde Undertaker, il fratellastro Kane e un Mick Foley a fine carriera. Senza contare che di lì a poco arriveranno anche altre star che negli anni a seguire faranno il botto. Insomma, per tenersi stretto il main event anche negli anni a seguire, c’è da sgomitare abbastanza. Big Show ottiene il main event di Wrestlemania 2000 nel match a quattro contro Triple H, The Rock e Mick Foley. Ma, oltre a non vincere, da quel momento sparisce dalla zona che conta. Eppure di anni in WWE, prima di passare in AEW, ne farà tantissimi. Ma solo sul finire del 2002 riesce a riottenere per poco uno status da big. Il resto della sua carriera sarà anche soddisfacente, ma da midcarding e nulla di più. Il tutto condito da un rimbalzo di turn heel e turn face da far girare la testa.

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The Miz. Uno dei casi più controversi di star finite nel main event di Wrestlemania per poi sparire dalla parte che conta della card è quello di The Miz. Non fraintendiamo: l’ ‘Awesome One’ è un fenomeno al microfono, un personaggio di sicuro affidamento, una certezza per la compagnia. Ma lo è nel midcarding, dove praticamente è posizionato da sempre. Eppure nel 2010 inizia la sua ascesa, arrivando a vincere il Money in the Bank, incassandolo poi su Randy Orton e riuscendo a tenersi il titolo WWE per molti mesi, arrivando addirittura a Wrestlemania XXVII da campione. Intraprende un feud nientemeno che con John Cena, star di punta di quegli anni. Così, in uno ‘Showcase of Immortals’ sottotono, il loro scontro finisce nel main event, dove però non si esalta praticamente nessuno. Sfida magari non brutta, ma neanche da ricordare. A questo aggiungiamo la confusione generata dall’arrivo di The Rock nelle vesti di special host, che modifica le regole della sfida in corso d’opera e ruba la scena ai due protagonisti: prima piazzando la Rock Bottom su Cena, spianando la strada alla vittoria di Miz e poi rovinando la festa allo stesso Miz attaccandolo nel post match. Di fatto questo match è servito a dare inizio al feud tra The Rock e John Cena, più che a regolare i conti tra i due contendenti della sfida stessa. Main event e vittoria, comunque, per The Miz. Cosa chiedere di più? E invece inizia il declino. Di lì a poco finirà il suo regno e quel titolo WWE non lo rivedrà neanche col binocolo. Gli anni a seguire di The Miz in WWE, fino ai giorni nostri, sono certamente ricchi anche di soddisfazioni, ma sempre come midcarder. Tanti titoli di coppia o di seconda fascia, ma la scena titolata che conta resta un miraggio. Salvo solo il secondo incasso del MITB ad inizio 2021, che gli permette di essere campione WWE per quindici giorni, non oltre.

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Avevamo detto cinque nomi. Ma ve ne facciamo anche un altro. Si tratta di Chris Jericho. Ci abbiamo pensato molto prima di fare questo nome, su cui forse non sarete d’accordo. Però se ci pensiamo bene, la carriera di Chris Jericho in WWE non è stata sempre da main eventer. Facciamo ordine. Quando ‘Y2J’ arriva dalla WCW cresce di mese in mese, fino a convincere la compagnia a puntare su di lui, facendogli avere un ruolo interessante nella storyline della Invasion e facendogli vincere il titolo indiscusso WWE sul finire del 2001 battendo in una sola serata due mostri sacri come The Rock e Stone Cold, risconfitti poi in due match ulteriori nel 2002. Jericho arriva a Wrestlemania X8 da campione, ma il main event di quella edizione sembra scritto: deve essere la sfida tra The Rock e Hulk Hogan. E invece, clamorosamente, non sarà così. Rock e Hogan danno spettacolo e scrivono la storia, ma nel main event ci vanno Jericho e Triple H col titolo WWE in palio. A vincere è ‘The Game’ e Jericho esce dalla zona che conta della card. Negli anni seguenti resterà comunque un atleta di punta, ma la sua ascesa nella scena importante della compagnia arriva qualche anno dopo. Di Chris ricordiamo il feud con Shawn Michaels nel 2003, quello con John Cena nel 2005, le run titolate tra il 2008 e il 2010 come campione mondiale pesi massimi, la faida con AJ Styles nel 2016, l’ultima run in WWE con la sua celebre “lista”. Per non dire poi del suo passaggio in AEW, dove soprattutto nella primissima fase è stato uno degli atleti di punta della compagnia. Però, ribadiamo, sono tutti eventi accaduti molto dopo quel main event del 2001. La carriera di ‘Y2J’ da quel main event di Wrestlemania X8 e almeno fino alla fine del 2002, sembrava avesse subito un brusco stop. Per sua fortuna è andata molto diversamente.

Di Mario Grasso

Ex giornalista, ora scrivo solo per passione su questo sito. Laureato in Giurisprudenza. Buyer presso Autostrade per l'Italia. Da sempre appassionato di wrestling, ho dato vita nel 2017 a WWEMania, in cui mi diletto in report e qualche editoriale, oltre che all'archivio storico di titoli ed eventi. Scegliere i miei preferiti di sempre è abbastanza dura, ma faccio 4 nomi: Hulk Hogan, The Undertaker, The Rock e Shawn Michaels. Ma anche tantissimi altri: Brock Lesnar, Chris Benoit, CM Punk, AJ Styles, Rey Mysterio, Goldberg, Sting, solo per dire qualche nome. Tra quelli di oggi senza dubbio Seth Rollins, Cody Rhodes e Roman Reigns