Troppo spesso guardando i match e gli show della WWE, presi dalle storie e dallo spettacolo, tendiamo a dare per scontato che è per sempre una disciplina con delle regole. Gli incontri, sebbene facciano parte delle storie che vengono narrate e sono sottoposti alle loro dinamiche, hanno comunque una loro regolamentazione, come negli sport da combattimento. Ma a differenza degli sport da combattimento, le stipulazioni sono le più disparate. Proviamo a capirci qualcosa in più.
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Per capire meglio le regole è meglio partire dalla stipulazione classica e più semplice. Il single match, dove si affrontano due superstar, una contro l’altra. Lo scopo è sconfiggere l’avversario e per prevalere ci sono quattro modi.
Lo schienamento. È il modo più naturale di chiudere un incontro e si ha quando una superstar riesce (magari a seguito di una mossa, ndr) a tenere le spalle del rivale a terra fino al conteggio di tre dell’arbitro. Lo schienamento può essere interrotto alzando una delle due spalle oppure, se si è vicini alle corde, toccandole con una gamba entro la fine del conteggio.
L’alternativa è la sottomissione: in questo caso una superstar vince se riesce a chiudere il rivale in una sottomissione, costringendola a cedere. Si può vincere per sottomissione anche se è l’arbitro a decretarne lo stop, una volta accertatosi dell’incapacità del sottomesso di continuare il match. La sottomissione si può interrompere, liberandosi dalla stessa, oppure toccando le corde, avvalendosi del “rope break”, che obbliga chi sottomette a mollare la presa.
Il count-out. L’incontro può essere vinto anche quando un atleta, che si trova fuori dal ring, viene contato dall’arbitro e non rientra nel quadrato entro il “dieci” del referee. Può accadere che entrambi gli atleti siano fuori dal ring e vengano contemporaneamente contati fuori. Per evitare il doppio count-out ci sono due modi. Se uno dei due atleti rientra nel ring e torna immediatamente fuori, costringe l’arbitro a stoppare il precedente conteggio e a ripartire con uno nuovo. Se invece uno dei due rientra nel ring e ci resta, il conteggio prosegue e vale solo per l’atleta rimasto fuori.
La squalifica. Un match può concludersi anche per decisione dell’arbitro, qualora ravvisi scorrettezze a danno di uno dei due atleti presenti sul ring. Ciò può accadere, come nei casi più comuni, quando una superstar viene attaccata da un esterno, avvantaggiando così l’altra superstar. L’altro caso si ha quando un atleta colpisce l’altro con un’arma contundente, come ad esempio una sedia o un oggetto. Affinché possa scattare la squalifica è necessario che l’arbitro veda la scorrettezza. Se, ad esempio, l’arbitro ha solo il sospetto che possa essere stata commessa una scorrettezza alle sue spalle, può al massimo allontanare la terza persona dalla ringside area oppure rimuovere dalle mani dell’atleta scorretto l’arma che possiede. Inoltre, affinché ci sia squalifica, è necessario che la scorrettezza si verifichi. Se, ad esempio, un atleta sta per essere attaccato alle spalle da un terzo o sta per essere colpito con un’arma, ma riesce a respingere il terzo o a rimuovere l’arma dalle mani dell’avversario (senza usarla a suo vantaggio, ndr), l’arbitro non può chiamare la squalifica. Altri casi di squalifica sono quelli legati alle scorrettezze di uno dei due atleti. Ogni superstar ha infatti il diritto di ripararsi agli angoli, tra le corde. Se si viene attaccati durante questa fase l’arbitro ha il dovere di richiamare lo scorretto all’ordine e se la scorrettezza non cessa può essere chiamata la squalifica. Stesso discorso quando un atleta colpisce all’angolo un altro con il pugno chiuso e con eccesso di violenza oppure quando lo colpisce nelle parti basse. L’arbitro deve richiamare all’ordine, eventualmente contare fino a cinque e, se la scorrettezza prosegue, chiamare la squalifica. Altro caso, infine, si ha quando non viene rispettato il “rope break”. Durante una sottomissione, il sottomesso può liberarsi non solo con le sue abilità, ma anche arrivando a toccare le corde. Quando il sottomesso tocca le corde, chi opera la sottomissione o riporta l’avversario immediatamente lontano dalle corde per riprendere la sottomissione oppure deve mollare la presa. Se non lo fa l’arbitro può al massimo decidere di contare fino a cinque e, in caso di ulteriore rifiuto, deve chiamare la squalifica.
Il pareggio. Nei match classici, anche se poco utilizzato, è prevista anche la possibilità del pareggio, che può avvenire in vari modi. C’è il pareggio classico, ormai in disuso, che si verifica in due casi: quando è stato stabilito un tempo limite (si faceva negli anni Ottanta/Novanta, oggi quasi mai, ndr) ed entro quel tempo nessuno ha ottenuto la vittoria nelle modalità citate; l’altro caso è quando entrambi gli atleti sono al tappeto e l’arbitro conta fino a dieci senza che nessuno si alzi in piedi. Ci sono poi i casi di no contest, che si sintetizzano anch’essi in due modalità: la doppia squalifica, quando entrambi gli atleti commettono reciproche scorrettezze; il doppio count-out, quando entrambi non rientrano nel ring entro il conto di dieci dell’arbitro.
Il ‘championship advantage’. E per i match con i titoli in palio? Restando nel campo del match classico, senza, quindi altre stipulazioni speciali, va tenuto conto del vantaggio di chi ha il titolo in vita. Infatti, in questi casi, se lo sfidante vince l’incontro per squalifica o per count-out non vince anche il titolo, che resta al suo detentore. Nei match titolati lo sfidante diventa campione solo se vince l’incontro per schienamento o sottomissione. Ovviamente anche qualora il match dovesse finire in pareggio il titolo non cambia mano. Se in un match singolo il titolo può passare di mano anche in caso di squalifica o count-out deve essere specificato nella stipulazione.
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I tag team match. Abbiamo analizzato nel dettaglio le regole dei match, partendo dal match singolo. Andiamo a vedere ora i casi relativi ai tag team match, ossia i match di coppia o a squadre. Non cambia praticamente nulla se non il fatto che gli incontri sono a squadre. Il tag team match classico è a squadre di due componenti ciascuno. Ma possono essere anche a più componenti. In tal caso prenderanno la denominazione di six-men/six-women tag team match quando sarà un 3 contro 3, oppure di eight-men/eight-women tag team match quando sarà un 4 contro 4 e così via. Tendenzialmente i team sono di soli uomini o di sole donne, ma ci possono essere anche casi di squadre miste, in tal caso parleremo di mixed tag team match per i 2 contro 2 oppure di six-person, eight-person e così via per i casi di 3 contro 3, 4 contro 4 ecc.
Il tag. Nei tag team match l’unica regola da rispettare è quella del tag e dell’uomo legale. Per ogni team c’è un atleta che compete sul ring e un altro che attende sull’apron ad un angolo e per poter entrare in gioco deve attendere il “tag”, che può esserci o se il partner gli tocca la mano oppure toccando lui il partner quando è alle corde. Solo l’atleta legale, cioè quello che ha ottenuto il tag, può schienare o sottomettere l’avversario. All’atleta non legale è concesso solo di entrare nel ring per interrompere lo schienamento che sta subendo il suo partner, tornando poi immediatamente all’angolo per evitare la squalifica. Due atleti dello stesso team, dopo il tag, possono agire in contemporanea solo per un tempo limitato, che spesso consiste nella realizzazione di una manovra in combo. Ma subito dopo l’atleta non legale deve tornarsene all’angolo. La persistente azione in coppia oltre il tempo limitato comporta la squalifica.