Una nota lieta di questo 2024 in WWE è senza dubbio la faida tra Drew McIntyre e CM Punk. Sul ‘Best in the World’ c’era qualche legittimo dubbio. Sarebbe stato ancora all’altezza dei tempi d’oro? Beh, sarà stato forse fortunato ad aver dovuto lavorare col miglior Drew McIntyre di sempre in WWE (probabilmente anche meglio di quello in versione ‘face’ che fu campione nell’anno del Covid, ndr). Sta di fatto che ogni dubbio è stato spazzato via da una bellissima rivalità.
Il caso si è messo di mezzo. CM Punk quando è tornato l’ha fatto probabilmente con la garanzia di avere il main event in una delle due serate di Wrestlemania XL. Sfruttando l’astio pubblicamente confermato in varie interviste quando Punk era altrove, la compagnia ha subito pensato di lavorare sul grande match tra CM Punk e Seth Rollins col titolo mondiale in palio allo ‘Showcase of Immortals’. E le interazioni pre-Royal Rumble tra i due sembravano lasciarlo presagire chiaramente. C’era solo da capire come farci arrivare Punk: vincendo la rissa reale oppure per altre strade (magari la chamber, ndr). Ma il destino a volte è davvero beffardo. Poco prima della Royal Rumble arriva la notizia di un sospetto infortunio del ‘Visionary’, che mette in dubbio la sua presenza a Wrestlemania. Fortunatamente si rivelerà essere più o meno un falso allarme: infortunio sì, ma centellinando le presenze attive nel ring si poteva arrivare a Wrestlemania per curarsi per bene dopo. Ma il destino è avverso. Nella rissa reale CM Punk e Cody Rhodes, i favoritissimi della vigilia, arrivano a contendersi la vittoria. Grandissimo finale, con vittoria però dell’ ‘American Nightmare’. Direte “va bene, allora Punk vincerà la chamber e andrà contro Rollins”. E invece no. Nel match realmente si infortuna al tricipite durante un duello con Drew McIntyre e non solo per Punk salta la sfida contro Rollins, ma salta proprio Wrestlemania. Altro che main event tanto sognato!
Ma la fortuna è stata essere infortunato da Drew McIntyre che già dalla fine del 2023 stava vivendo da heel un momento di grande splendore del suo personaggio. La WWE è stata intelligente ad usare CM Punk non come wrestler ma come intrattenitore, lasciando però a Drew il comando delle operazioni, giocando molto sulla storia di aver “salvato” Wrestlemania infortunando CM Punk e rubandogli, una volta vinta la chamber, la title shot per il titolo mondiale contro Seth Rollins. Lo scozzese ha mandato avanti il suo feud con Rollins, che però sembrava più interessato a far squadra con Cody Rhodes nella guerra contro la Bloodline. Così il fulcro è stato CM Punk, vittima di costanti provocazioni dello ‘Scottish Warrior’. L’ultima proprio a Wrestlemania, quando McIntyre spodesta Rollins sotto gli occhi del ‘Best in the World’, ma esagera sbattendo la cintura in faccia al ragazzo di Chicago. Punk inizia così la sua crociata: risponde alla provocazione e spiana la strada all’incasso del MITB di Damian Priest, rendendo di appena 5 minuti la durata del regno di Drew.
Nei mesi seguenti, CM Punk si allena per tornare disponibile nel ring e intanto compare per rovinare la festa a McIntyre ogni qual volta lo scozzese è ad un passo da un traguardo. Gli fa perdere il match di qualificazione al King of the Ring e poi gli costa il match contro Damian Priest per il titolo mondiale proprio in Scozia. Drew si vendica distruggendolo nel successivo episodio di SmackDown che va in scena a Chicago, casa del ‘Voice of Voiceless’. Ma Punk ne fa un’altra, facendogli fallire l’incasso del MITB appena conquistato nell’omonimo evento. I tempi sono maturi per la grande sfida a Summerslam. Drew alza il tiro attaccandolo selvaggiamente e rubandogli il braccialetto di famiglia che Punk ha sempre con sé. Tra una rissa e un’altra, che caricano l’ambiente, torna anche Seth Rollins, che non ha un gran rapporto con nessuno dei due, ma che farà da arbitro speciale della loro contesa.
E si arriva finalmente al ring. Dopo mesi di costruzione fantastica, fatta di provocazioni e di attacchi alle spalle che sono costati cari, si arriva al match di Summerslam. La presenza di Rollins come arbitro speciale, le sue incomprensioni con Punk, che lasciano presagire che la loro rivalità presto tornerà in auge, sono un ulteriore tassello che alza il livello di un match già ottimo. La vittoria di McIntyre non è risolutiva e Punk alza il tiro chiedendo lo strap match per Bash in Berlin. Ne viene fuori una contesa davvero bella, che conferma l’ottima chimica tra i due. Stavolta vince Punk, ma il pestaggio del successivo Raw rende chiarissimo che ci dovrà essere un ultimo e risolutivo scontro. Quasi certamente a Bad Blood. Magari in un hell in a cell?
Una cosa è certa. Sperando solo che il match finale sia il momento più alto del loro feud, entrambi ne escono benissimo. McIntyre conferma di essere uno degli heel migliori e se non altro meriterebbe almeno un regno di transizione da campione mondiale (ma probabilmente non è nei piani, ndr). CM Punk ha confermato di essere una superstar di grandissimo talento. Ha legittimato coloro i quali in questi dieci anni gridavano il suo nome nelle arene. Avrà un carattere difficile, avrà dimostrato poco o nulla in ambiti extra wrestling, ma questo è il suo mondo. Qui è uno dei migliori e lo sta confermando. E, destino beffardo permettendo, il prossimo passo sarà il grande scontro con Seth Rollins a Wrestlemania. Con o senza titolo in palio, main event o no, il prossimo passo sarà questo e noi non vediamo l’ora. Intanto godiamoci il gran finale di questo splendido feud tra lui e McIntyre.