Il week end di Wrestlemania ha rivelato un grosso scoop in casa WWE. Il colosso di Vince McMahon è stato ufficialmente acquisito dal gruppo Endeavor, da cui nascerà una nuova società insieme alla UFC, principale promotion di arti marziali miste. Un’operazione di circa 21 miliardi di dollari. Presi da Wrestlemania abbiamo giustamente dato precedenza all’evento, ma questa è una notizia clamorosa, che merita un approfondimento. E ora abbiamo finalmente modo di concentrarci, analizzando quanto più possibile la novità.
Step 1: l’operazione. Partiamo dalla base. Da tempo si parla di cessione della WWE, tanto che diversi mesi fa era stata anche data quasi per certa una cessione a un fondo saudita. Visti gli accordi e i frequenti eventi in terra araba, eravamo spinti a credere che fosse tutto vero. E invece no. Come un fulmine a ciel sereno, nel week end più importante dell’anno WWE è arrivata l’ufficialità dell’operazione finanziaria dell’acquisizione da parte del gruppo Endeavor. Ma chi è Endeavor? E’ un grosso gruppo che detiene la proprietà della UFC, la principale promotion di arti marziali miste. L’accordo raggiunto prevede una fusione tra i due brand, UFC e WWE, in un’unica società in cui il 51% sarà di proprietà della Endeavor e il 49% della WWE. Non si sa molto, ma probabilmente non ci sarà anche una vera fusione di contenuti, con il gruppo fighting e il gruppo wrestling che avranno una loro indipendenza, ma probabilmente si andrà a massimizzare i guadagni con iniziative comuni. Magari eventi comuni. Non sappiamo dirvi altro, ma è certo che una qualche collaborazione tra i due comparti della nascente società ci sarà.
Una panoramica sui due mondi, tra analogie e differenze. MMA e pro-wrestling, UFC e WWE, due mondi tanto diversi eppure tanto vicini. Le differenze sono notevoli: da una parte abbiamo una disciplina sportiva vera e propria. Combattimenti all’ultimo sangue, dove si uniscono vari stili di sport di combattimento come la boxe, la kickboxing, la muay-thai, il karate, il grappling il judo, il brazilian jiu-jitsu, la lotta libera, la lotta greco-romana, ecc. Match strutturati in round, che vengono decisi per sottomissione, per ko o per punteggio con dei giudici che valutano l’andamento degli incontri. Dall’altra abbiamo invece una disciplina che ha certamente una componente sportiva, ma in cui questa componente fa solo da sfondo alle storie che vengono raccontante. Nel wrestling, come sappiamo, i match vengono costruiti, c’è storyline prima e c’è storytelling dopo, quando finalmente si arriva al match, in cui gli atleti devono raccontare nel loro scontro una storia. Il finale è predeterminato ed è funzionale alla storia che si sta raccontando. Ma per assurdo proprio qui iniziano le analogie tra i due mondi, soprattutto UFC e WWE. Infatti Dana White, grazie anche ad alcuni fighter particolarmente predisposti a scendere in questo terreno, ha lavorato molto sulla promozione dei match di punta degli eventi UFC, cercando di creare delle storie al fine di creare hype. Quando parliamo di fighter particolarmente propensi non possiamo non pensare a Conor McGregor. Il suo trash talking e il suo essere strafottente e arrogante hanno contribuito a rendere i suoi match dei veri e propri eventi. La cosa ha funzionato benissimo in alcuni casi, anche diversissimi tra loro. Pensiamo a quando Conor ha trovato dinanzi a sé qualcuno arrogante e strafottente come lui, come nella faida con Nate Diaz. Ma pensiamoa anche all’incredibile attesa intorno a quella che era stata annunciata come la sfida delle sfide contro Khabib Nurmagomedov, carismatico come lui ma in modo ampiamente diverso. Silenzioso, ma implacabile. Alla spavalderia di Conor, Khabib rispondeva col duro lavoro e la consapevolezza di essere superiore perché atleta e non solo showman. L’attrazione di Khabib era la sua ‘undefeated streak’, il suo essere un fighter straordinario, di quelli che conquistano senza tante parole ma con le prestazioni. L’attrazione di Conor era Conor stesso, nel bene e nel male, con pregi e difetti. E da questi due esempi si è mossa la UFC anche in questi anni, rendendo spesso le conferenze stampa e i weigh-in dei veri e propri eventi in cui si costruiscono delle storie intorno ai match che andranno in scena. La differenza tra UFC e WWE semmai è sull’atto finale: dove lo scontro in ring è per la WWE il momento in cui la storia raggiunge il suo apice e prosegue il suo arco narrativo arrivando al suo epilogo, nella UFC lo scontro nell’ottagono è il momento in cui la storia esce di scena per far spazio al combattimento vero. In entrambi i casi il finale del match è l’epilogo della storia. Ma se in WWE fa parte di un copione e gli atleti già sanno come deve finire e devono solo essere bravi a raccontarlo, in UFC il finale è imprevedibile e solo il combattimento potrà dirci chi ha avuto ragione.
Un percorso avviato da tempo. Che i due mondi prima o poi si sarebbero congiunti è probabilmente qualcosa che si poteva prevedere. Un percorso che parte da lontano. Pensiamo a vari casi di atleti che hanno avuto fortuna in entrambe le promotion. Due casi su tutti: Brock Lesnar e Ronda Rousey. ‘The Beast’ diventa tra il 2002 e il 2003 la macchina da guerra della WWE, vincendo rapidamente il titolo, la Royal Rumble e ottenendo anche la gloria nel main event di Wrestlemania. Ma quando nel 2004 lascia, dopo qualche tempo passa in UFC, dove diventa campione mondiale pesi massimi, ottenendo uno status incredibile. Quando nel 2012 torna in WWE lo fa da autentica star. Cambiano anche i suoi match: non più scritturati come nel 2002, ma scritti spesso come incontri di pochi minuti in cui si concentrano finisher proprie e altrui. Ronda ha fatto un percorso diverso. Prima star della UFC, che ha elevato in maniera esponenziale l’importanza del settore femminile delle arti marziali miste. Ma Ronda aveva anche una grande passione per il wrestling, che ha coronato quando nel 2018 è approdata nella compagnia, arrivando rapidamente al titolo. Una star assoluta, che inevitabilmente è servita alla WWE per promuovere un passo storico, come il primo storico main event femminile in un’edizione di Wrestlemania nel 2019. Oggi Ronda ha perso quell’aura di star, a causa sia di alcuni infortuni sia di una sorta di apatia che genera il suo personaggio nei promo, su cui deve lavorare meglio. Ma è innegabile lo status al suo arrivo. E ci sarebbero anche altri esempi, sebbene minori: Shayna Baszler ha un breve passato nelle MMA, Bobby Lashley anche e con un ottimo score (anche se in Bellator, la competitor della UFC), perfino Batista prima di scegliere Hollywood si cimentò nelle MMA, vincendo anche nell’unico match disputato. Insomma, nella loro diversità, i due mondi si uniscono
Cosa aspettarci. Difficile dirlo. Nessuno racconta dettagli. In un recente video del telecronista WWE italiano, Michele Posa, si faceva un’analogia con una libreria con vari scaffali. La libreria sarebbe la Endeavor e la nuova società che sta per nascere. Gli scaffali sarebbero i vari contenuti della nuova società, tra cui il wrestling e la WWE, che con Vince McMahon alla guida, manterrà comunque una sua autonomia. Per farla breve ci viene da pensare ad una promotion che abbia un suo comparto fighting e un suo comparto wrestling, che viaggeranno su due binari separati, ma che potranno congiungersi in vari modi. Magari con show saltuari o costanti in cui si alterneranno incontri di MMA e incontri di wrestling. Oppure con partecipazioni di atleti dei due comparti negli show dell’uno o dell’altro. Magari potremmo vedere davvero un Conor McGregor o un Jon Jones cimentarsi anche su un ring WWE, che sia per semplici promo o proprio per match. O potremmo vedere un Roman Reigns avere un qualche ruolo in UFC, magari sostenendo questo o quell’atleta durante una conferenza stampa, contribuendo col suo status ad accrescere hype verso una sfida. Ma è una nostra ipotesi. Ad oggi possiamo prevedere davvero poco e solo il tempo ci dirà davvero in cosa consisterà questa fusione. Ai posteri l’ardua sentenza