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Al termine della doppia notte di Wrestlemania il verdetto è stato questo: Roman Reigns è l’indiscusso campione universale della WWE. La vittoria su Brock Lesnar ha sancito la consacrazione del ‘Tribal Chief’. Roman ha chiuso l’evento da dominatore assoluto. Eppure è solo l’ennesima consacrazione, forse quella definitiva. Lo ‘Showcase of Immortals’ già in altre occasioni è stato il teatro delle sue affermazioni.

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La consacrazione fallita. Dopo le prime due apparizioni con lo Shield nelle edizioni 29 e 30 e dopo la ribalta mancata della trentunesima edizione, la musica è cambiata già a Wrestlemania 32. Un Roman Reigns imposto come volto face della compagnia, ma rigettato dai fan, arriva al main event contro Triple H per riprendersi il titolo mondiale WWE, perso alla Rumble proprio contro ‘The Game’. La vittoria arriva e sembra dover essere la sua grande notte. Lo è, ma i fan non sembrano apprezzare e infatti il suo regno non sarà amato

Ritira Undertaker, ma non basta. L’anno dopo arriva un’altra consacrazione. Reigns entra ancora nel main event per una supersfida contro una leggenda come The Undertaker. Match di dubbia qualità, ma la vittoria lo lancia nell’olimpo. Undertaker sembra ritirarsi e il fatto di aver messo fine, apparentemente, alla carriera del ‘Phenom’ eleva lo status di Reigns dopo Wrestlemania 33. Eppure proprio la sera dopo si beccherà una bordata di fischi dai fan a Raw. Doveva essere la seconda consacrazione, ma anche stavolta non è stato così

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Le successive Wrestlemania non regalano emozioni. A Wrestlemania 34 doveva essere il terzo e decisivo tentativo di esaltarlo come top face, ma il rigetto continuo dei fan fa sì che stavolta la compagnia corra ai ripari, lasciando vincere il main event per il titolo universale a Brock Lesnar. Wrestlemania 35 lo vede vincere contro Drew McIntyre, ma non è nel main event ed è al primo match in singolo dopo la guarigione dalla leucemia. Wrestlemania 36 contro Goldberg per il titolo universale doveva essere la volta buona per consacrarlo da face. Ma il Covid e la decisione di non prendere parte all’evento fa naufragare definitivamente ogni piano

Il trionfo di Wrestlemania 37. La musica cambia un anno fa a Wrestlemania 37. Il ritorno da heel e l’autorevole regno da campione universale porta i fan, paradossalmente, ad amarlo da cattivo. Il main event, finalmente spettacolare e degno di una Wrestlemania, contro Edge e Daniel Bryan, lo consacra davvero stavolta. L’immagine di Reigns che schiena contemporaneamente i due rivali fa capire chiaramente quali siano ora le gerarchie

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Undisputed. Ma forse non era ancora abbastanza. Così a Wrestlemania 38 si è deciso di puntare alto con una nuova sfida contro Brock Lesnar, ma stavolta con in palio sia il titolo universale, saldamente nelle mani dell’ex ‘Big Dog’, sia il titolo WWE, nelle mani di ‘The Beast’. La vittoria e la conquista di entrambi i titoli principali della compagnia è l’ennesima affermazione del ‘Tribal Chief’. Il quarto tentativo di consacrazione è indubbiamente quello giusto. Ormai nessuno è al suo livello. E anche i fan ora sembrano finalmente accettarlo e lui può affermare ovunque il suo “Aknowledge me”

Di Mario Grasso

Ex giornalista, ora scrivo solo per passione su questo sito. Laureato in Giurisprudenza. Buyer presso Autostrade per l'Italia. Da sempre appassionato di wrestling, ho dato vita nel 2017 a WWEMania, in cui mi diletto in report e qualche editoriale, oltre che all'archivio storico di titoli ed eventi. Scegliere i miei preferiti di sempre è abbastanza dura, ma faccio 4 nomi: Hulk Hogan, The Undertaker, The Rock e Shawn Michaels. Ma anche tantissimi altri: Brock Lesnar, Chris Benoit, CM Punk, AJ Styles, Rey Mysterio, Goldberg, Sting, solo per dire qualche nome. Tra quelli di oggi senza dubbio Seth Rollins, Cody Rhodes e Roman Reigns