Una settimana è passata e la domanda che ci poniamo è: cosa ci lascia questa Wrestlemania? Tante emozioni e soprattutto un ottimo spettacolo.
In primis il ritorno del pubblico, quello vero, sugli spalti ha fatto una notevole differenza per la riuscita dello show, dopo un anno di porte chiuse e di Thunderdome. Finalmente anche un bel ritorno di uno stage epocale: dopo quello bruttino di Wrestlemania 35 (un maxischermo, bah) e quello inesistente causa pandemia di un anno fa. Ma anche la qualità generale dell’evento ha giocato una parte importante. Era davvero da tempo che non si vedeva una Wrestlemania così. La prima serata, che sembrava la più debole della card, forse è stata addirittura migliore. Ottimo opener tra pesi massimi con Lashley e McIntyre; alcuni match semplici ma ben costruiti e senza minutaggi spaziali come quello per i titoli di coppia e lo steel cage tra Strowman e Shane; il bellissimo match tecnico tra Cesaro e Seth Rollins; la sorpresa Bad Bunny, che nel suo match di coppia contro Miz e Morrison e insieme a Damian Priest ha fatto ricredere tutti gli scettici che pensavano a questo incontro solo come un semplice angle; e poi il main event al femminile tra Sasha e Bianca davvero super. Se quello tra Becky, Ronda e Charlotte di due anni fa è stato storico per essere stato il primo tra donne, questo è il primo vero di alto livello del “gentil sesso” a Wrestlemania. La seconda sera era quella più “carica”, ma forse per via di un avvio a rilento è risultata meno bella della prima. Ma lascia comunque tanto, ma davvero tanto. Fiend contro Orton farà discutere per la gestione del ‘maligno’, per il match ‘cortino’, per l’inspiegabile vittoria di Randy, ma l’obiettivo era proprio questo: far sì che se ne parlasse. Poi anche qui i soliti ottimi match: Owens e Zayn in pochi minuti hanno concentrato tutto il loro repertorio di altissima qualità; Sheamus e Riddle fantastici nel loro match per il titolo statunitense; non male anche Big E contro Apollo e il match per il titolo femminile di Raw tra Asuka e la Ripley, che paga forse la poca costruzione e il minutaggio non elevato. Ma, cari amici, questa Wrestlemania ci lascia soprattutto uno dei main event più belli di sempre: il triple treath tra Roman Reigns, Edge e Daniel Bryan per il titolo universale. Un incontro spaziale, dove fino all’ultimo siamo stati lì a chiederci chi avrebbe avuto la meglio. Stupendo, nessun’altra parola per descriverlo. Ce ne sono stati di migliori nella storia dello Showcase of Immortals? Certo, ma questo entra di diritto nell’olimpo dei più grandi.
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Detto, quindi, che questa edizione è stata davvero bella, ci poniamo due domande: è la migliore da Wrestlemania XXX? può entrare nella top 10 delle edizioni migliori del ‘Grandaddy of them All’? Rispondiamo con calma.
Risposta 1: certamente sì. Senza alcun dubbio Wrestlemania 37 è la miglior edizione dopo la spaziale trentesima del 2014. Da allora infatti si sono alternate edizioni buone e meno buone. L’unità di misura per valutarle, oltre che alla qualità dei match, può essere il segno che hanno lasciato ad anni di distanza. Wrestlemania 31, pur con molti punti deboli e pur non ripetendo lo spettacolo offerto un anno prima, con l’angle con Ronda Rousey e The Rock, con l’esordio (brutto a dire il vero) di Sting e con lo spettacolare incasso del MITB di Seth Rollins nel main event, un segno l’ha lasciato e per anni è stato un po’ il riferimento. WM 32 tutto il contrario: doveva essere la consacrazione di Roman Reigns, oggi la ricordiamo come una delle più anonime edizioni di sempre. WM 33 ha dei punti molto forti: il ritorno degli Hardy Boyz e il ritiro (che in realtà ritiro non è stato) di Undertaker; ma è pochino e per alzare il livello serviva il match a cinque stelle che non c’è stato (anche se AJ Styles contro Shane McMahon ci va vicino a esserlo). WM 34 parte fortissima con tre ottimi match (il triple treath Rollins-Miz-Balor, Asuka contro Charlotte e il debutto di Ronda Rousey), ma poi si perde inspiegabilmente tra scelte illogiche di booking e match appena sufficienti o deludenti (AJ Styles-Nakamura la delusione del decennio). Il livello inizia ad alzarsi da WM 35 e non lo diciamo solo per aver assistito dal vivo a quell’evento. La trentacinquesima edizione ha il difetto di essere troppo lunga e di avere qualche punto debole (il ritiro di Angle mal gestito), ma regala ottimi match come Kofi-Daniel Bryan e momenti iconici: Rollins che batte Lesnar, la Kofimania, la consacrazione di Becky Lynch, John Cena che riappare in versione ‘Dr of Thuganomics’. Peccato per la lunghezza estenuante, ma il livello qui si alza. E WM 36? L’edizione della pandemia, l’edizione senza pubblico. Forse triste per l’atmosfera, ma non affatto male. Ci sono alcuni match che sono delle piccole chicche (Rhea-Charlotte, Owens-Rollins); ci sono i due match cinematografici che non saranno zucchero per i cuori dei puristi della disciplina, ma sono due ottimi angle di intrattenimento; peccato solo per i due match per i titoli principali, corti e ingiudicabili. In ognuna di queste edizioni manca sempre qualcosa per renderle top. Questa Wrestlemania 37 ha tutto: i punti deboli non mancano neanche qui, ma sono largamente inferiori ai punti forti. Quindi sì: dai tempi di Wrestlemania XXX quella della settimana scorsa è stata certamente l’edizione migliore
Risposta 2: no; molto bella, da ricordare, ma purtroppo inserirla nella top 10 delle più belle di sempre purtroppo non è possibile. Analizziamo il tutto. In una top 10 vanno inserite le edizioni che hanno con sé qualcosa di iconico o che hanno una qualità media dei match davvero alta. In questi termini abbiamo alcune edizioni che sono dei veri e propri mostri sacri; dei “must” per gli amanti della WWE: WM 17 è inarrivabile (il TLC, The Rock-Stone Cold, Triple H-Undertaker), la 20 anche (il finale con Eddie e Benoit trionfanti, un main event pazzesco, le prime affermazioni di Cena, Batista e Orton, il ritorno di Undertaker come ‘Deadman’), la 19 è un concentrato di match straordinari (Jericho-Michaels, Austin-The Rock e il main event su tutti, ma ce ne sono tanti altri), la 30 tra la grande notte di Daniel Bryan e la fine della streak di Undertaker è un cult, la 10 idem (opener tra i fratelli Hart, ladder match tra Michaels e Razor Ramon, consacrazione di Bret Hart nel main event), la 21 è iconica (il primo Money in the Bank, Cena e Batista che si affermano, Michaels-Angle), la 23 stupenda (Batista-Taker, Cena-Michaels, la battle of billionaries), la 28 tra la End of an Era e il Once in a Lifetime è indimenticabile. Abbiamo provato a tenerne fuori qualcuna, ma alla fine ci siam detti che WM 3 e WM 18, salvo cataclismi, non possono uscire da questa top 10. Non sono forse stellari in toto e forse come qualità questa Wrestlemania 37 non ha nulla da invidiare. Ma la terza edizione è la prima davvero monumentale per costruzione e per scenario, ha un match antesignano del wrestling moderno come quello tra Steamboat e Savage e ha il main event iconico tra Hulk Hogan e Andre The Giant, con tanto di bodyslam al gigante, che è il primo Wrestlemania Moment di sempre. No. Non possiamo tenerla fuori. E la diciottesima? Ok, il main event è bruttino; il resto della card si lascia guardare. Ma quello scontro generazionale tra Hulk Hogan e The Rock dove lo mettiamo? Se vuoi spiegare a un bambino cosa è Wrestlemania, devi fargli vedere questo match e l’atmosfera elettrizzante intorno. No. Ci dispiace tantissimo per la bella Wrestlemania di quest’anno, ma anche la 18 la teniamo dentro nella top 10.
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La trentasettesima edizione la inseriamo comunque nella categoria delle menzioni d’onore, insieme ad alcune ottime Wrestlemania, ma non così eccezionali da meritarsi la top 10. E’ comunque in ottima compagnia: la 24 col ritiro di Ric Flair per mano di Shawn Michaels, l’apparizione di Floyd Mayweather e il fantastico main event tra Edge e Undertaker; la 14, la prima della Attitude Era con la sfida tra Kane e Undertaker e l’affermazione di Stone Cold Steve Austin; la 26 col ritiro di Shawn Michaels e altri ottimi incontri come quello tra Batista e John Cena; la sesta con l’epica sfida tra Hogan e Warrior; la già citata WM 31. Insomma. Non sarà la top 10, ma non è affatto male