Ancora Goldberg. Sempre e inesorabilmente Goldberg. ‘Da Man’ sarà il prossimo sfidante di Drew McIntyre per il titolo WWE alla Royal Rumble. Il leggendario distruttore, all’età di 54 anni, tornerà ancora una volta sul ring per l’ennesimo come back della sua carriera in WWE. Eppure, salvo i casual fans, a molti questa cosa non va giù. Perché proprio lui? Perché proprio un part-timer? Perché un ormai ex wrestler contro Drew e magari anche per farlo vincere, come accaduto un anno fa quando batté un Fiend lanciatissimo? Insomma, la mossa della WWE non è piaciuta. Ma è da un po’ che i ritorni di ‘Da Man’ hanno iniziato a stancare i puristi.
Eppure ricordiamo tutti quando nel 2003 accogliemmo con gioia il suo approdo nella compagnia dei McMahon. La WWE aveva ormai da due anni acquisito la leggendaria rivale WCW, dove Goldberg era diventato leggendario. Non tanto per le qualità tecniche, pressoché inesistenti, ma per la sua potenza e per il suo impatto. Con la sua streak di 173 vittorie consecutive, tra cui quella storica sul leader della nWo, Hollywood Hogan che lo incoronò campione WCW, ‘Da Man’ ha contribuito per anni al periodo d’oro della sua promotion durante la ‘Monday Night War’ contro l’allora WWF. Ma al momento dell’acquisizione rimase fuori dai giochi. In molti dissero che mai sarebbe approdato alla corte dei McMahon, ma si sbagliavano. A due anni di distanza dalla storyline dell’Invasion, Goldberg arrivò in WWE e si mostrò in tutta la sua potenza. Ruppe il regno del terrore di Triple H e il dominio dell’Evolution, diventando campione mondiale pesi massimi. Regno non durato tantissimo, ma comunque di impatto.
Ma in quegli stessi anni c’era un’altra macchina da guerra, stavolta tutta ‘made in WWE’ che si stava facendo avanti: Brock Lesnar. La sfida tra i due si scriveva da sola. E infatti dopo qualche mese di attesa ecco finalmente che i due colossi indistruttibili vennero a contatto. Prima Brock costa l’eliminazione al favoritissimo Goldberg nella Royal Rumble che vedrà trionfare Chris Benoit. Poi ‘Da Man’ si vendica interferendo a No Way Out nel match che costa il titolo WWE a ‘The Next Big Thing’ contro Eddie Guerrero. Per il grande scontro lo scenario è quello di Wrestlemania XX al Madison Square Garden. Ma nelle settimane antecedenti i fan vengono a sapere delle decisioni di entrambi di lasciare la compagnia per divergenze economiche. A nulla serve l’inserimento di Stone Cold Steve Austin come arbitro speciale: il pubblico fischia sonoramente entrambi; vince Goldberg, ma quasi nessuno ci fa caso. La sfida delle sfide viene rigettata dalla gente e rimane ancora oggi l’unico punto basso (perché farà effettivamente anche schifo, ndr) della bellissima ventesima edizione dello Showcase of Immortals.
Dopo dodici lunghissimi anni, nel 2016, un Goldberg invecchiato, appesantito e arrugginito, torna per la sua ultima grande sfida. Ancora una volta punta Brock Lesnar, anche lui tornato dopo anni di assenza, ma qualche anno prima di lui. Stavolta, forse perché il tempo cancella tutto o quasi, il pubblico reagisce bene e accoglie con favore il main event delle Survivor Series tra ‘Da Man’ e ‘The Beast’, per l’ultima grande sfida di Goldberg. In realtà non lo sarà, ma sarà il primo tassello di un percorso che dovrà concludersi ancora una volta a Wrestlemania. Goldberg demolisce Lesnar in appena un minuto e mezzo. Qualche mese dopo lo elimina dalla Royal Rumble. Ma ecco il primo evento che fa storcere il naso a tutti. Kevin Owens, talento emergente e campione universale, a Fastlane, ultimo ppv prima di Wrestlemania 33, viene annichilito da Goldberg, che diventa campione e come tale sfida Lesnar a Wrestlemania. Non serviva. Del titolo non ne aveva bisogno Goldberg e non ne aveva bisogno Brock. Ma per vendere di più si sceglie la strada ormai sicura ma ingiusta del lanciare i part-timer. Allo Showcase of Immortals va in scena una sfida poco tecnica ma molto intensa, che rende giustizia a distanza di tredici anni a quella dell’edizione del 2004. Vince Brock questa volta e Goldberg il giorno dopo saluta i fan.
Ma la WWE è di parere diverso. Sa che Goldberg fa ancora un certo effetto su una frangia di pubblico, assai minore, ma molto redditizia: i casual, legati ancora alle leggende di un tempo. Così a suon di dollaroni, dopo averlo introdotto nella Hall of Fame, nel 2019 viene ingaggiato per l’evento Super Show Down in Arabia Saudita. Goldberg dovrà sfidare una leggenda mai affrontata finora: The Undertaker. Indubbiamente un match a cinque stelle, ma se fosse andato in scena almeno dieci anni prima. Questa volta no e infatti lo spettacolo è indecente. Due atleti invecchiati e appesantiti rischiano quasi di ammazzarsi tra Jackhammer e Tombstone sbagliate in cui entrambi rischiano di rompersi il collo. La vittoria di Taker passa quasi in secondo piano. Goldberg viene quantomeno rilanciato nell’immagine pochi mesi dopo, quando gli viene costruita una rivalità abbastanza senza senso per Summerslam contro Dolph Ziggler. Lo ‘Show-Off’ viene scelto come vittima sacrificale per essere battuto e demolito in pochi minuti da Bill. Esattamente ciò che accade.
Ma quando tutti pensano che mai più rivedremo Goldberg sul ring, ecco che la WWE si gioca ancora una nuova carta, stavolta pessima davvero. Altro Super Show Down in Arabia Saudita, che arriva stavolta in piena Road to Wrestlemania, nell’appena concluso 2020. Goldberg sfida il lanciatissimo e terribile The Fiend, versione demoniaca di Bray Wyatt e campione universale. Sembra dovrà servire a rendere ancor più invincibile il maligno. E invece, pressoché senza fatica, come una delle sue tante vittime, con un Jackhammer mal eseguito, ‘Da Man’ batte The Fiend e a 53 anni diventa campione universale, a poco più di un mese da Wrestlemania. Assurdo. L’invincibile The Fiend spazzato via da un ex wrestler. Tutto questo per vendere il match tra Goldberg e Roman Reigns allo Showcase of Immortals, che poteva avere un senso e vendere anche senza il titolo in palio. Il covid e la prudenza di Roman giocano un altro brutto scherzo: il ‘Big Dog’ rinuncia al match a pochi giorni dall’evento e viene sostituito all’ultimo minuto da Braun Strowman, senza uno straccio di costruzione. Aggiungiamoci la facile vittoria di Strowman e la frittata è fatta. Distrutta l’immagine del Fiend (fortunatamente recuperata nei mesi seguenti) per cosa? Per un match che doveva vendere e non c’è neanche stato e per un campione nuovo senza una storia?
Ma se credete che la WWE abbia imparato la lezione, allora non avete capito proprio nulla. Il vile denaro comanderà sempre. Ci avviciniamo a una nuova Wrestlemania e tra vaccini e una maggiore conoscenza e controllo del coronavirus, stavolta ci sarà il pubblico; non il pienone dei tempi d’oro, ma ci sarà. E allora ecco che alla Royal Rumble viene sancito un match tra Goldberg e Drew McIntyre per il titolo WWE. La causa? Drew avrebbe insultato le leggende nella Legends Night di Raw, anche se in realtà non l’ha fatto. Tanto basta per costruire un incontro che non ha senso. Finalmente, dopo anni, la WWE ha costruito un face non banale, forte e credibile. E cosa fa? Lo manda contro Goldberg, col serio rischio di farlo perdere per far arrivare un 54enne col titolo WWE in vita a Wrestlemania perché vende di più. Ma il futuro dei talenti dove lo mettiamo? L’anno straordinario dello ‘Scottish Terminator’ dove lo mettiamo? Eppure andrà così. Una giustizia forse c’è: infatti McIntyre è fermo ai box a causa del coronavirus. Ci auguriamo la pronta guarigione, ma solo per lui, per il professionista e l’atleta che è. Non certo per vederlo vincere un match che non ha senso per accrescere il suo status, o peggio ancora per vederlo perdere (come temiamo accadrà) contro un part-timer per stupide logiche di mercato