fbpx
Condividi

Proseguiamo con i nostri awards di fine anno e lo facciamo con la graduatoria degli special event del main roster della WWE. Non perdiamoci in chiacchiere e andiamo subito alla classifica dal peggiore al migliore.

***

– numero n. 13 – Super ShowDown (@ Mohammed Abdu Arena, Riyadh, Arabia Saudita)
Come accaduto già l’anno scorso, lo special event in terra araba è il peggiore in assoluto dell’anno. Fortunatamente, a causa della pandemia che ha confinato la compagnia in Florida, non c’è stata anche la prevista seconda tappa, ma solo quella di ottobre. Solito evento che altro non è che un live event in uno scenario da Wrestlemania. Il risultato è sempre lo stesso: match bruttissimi, dove gli atleti nella migliore delle ipotesi fanno il compitino. A livello narrativo è almeno godibile il gauntlet in avvio, dove vediamo l’ultimo grande ritorno di The Undertaker che attacca AJ Styles dando inizio all’ultimo feud della sua carriera. Il resto è davvero pessimo, ma al peggio non c’è fine. Infatti il main event è la “summa” di questo nulla cosmico: il part-timer, vecchio e strapassato Goldberg che batte, primo a farlo, The Fiend, che senza alcuna costruzione o “copertura” perde match e titolo universale. Fortuna che Wyatt ha saputo ricostruire immediatamente il suo personaggio, ma questa sconfitta illogica ha rischiato seriamente di annientarlo. E tutto questo per arrivare a un Goldberg contro Roman Reigns a Wrestlemania, che non si è neanche svolto. Insomma, tante insufficienze, ma questo finale le supera tutte per la sua illogicità.

Top match dell’evento: – (troppo brutto per salvarne qualcuno)

***

– numero n. 12 – Payback (@ “Thunderdome”, Amway Center, Orlando, Florida)
Strana collocazione quest’anno, quella di Payback, inserito a sorpresa ad appena una settimana di distanza da Summerslam, addirittura come secondo ppv di agosto. L’evento, però, non ci regala nulla di particolare. Qualche match da show settimanale, qualche altro appena carino. Ma soprattutto narrativamente inutile. Si veda ad esempio la vittoria di Keith Lee contro Randy Orton lanciato per il titolo WWE. Se vince Orton ok, ma se vince Lee significa, a logica, che lo si stia pushando. E invece no. Vittoria di cui già dal giorno dopo non parla nessuno. A livello narrativo si salvano solo due cose. Una è la sconfitta di Sasha Banks e Bayley, che perdono i titoli di coppia femminili contro Nia Jax e Shayna Baszler, avviando lo split tra i due e dando la sferzata decisiva al loro feud. L’altra è il main event, dove Roman Reigns con furbizia firma a match in corso il contratto per entrare nell’incontro per il titolo universale e lo vince, ponendo immediatamente fine al regno di The Fiend, senza schienarlo. Ma anche qui c’è illogicità. Dal giorno dopo il maligno fa finta di niente e, come accaduto con Goldberg mesi prima, lascia passare in secondo piano un titolo universale perso, stavolta senza esser stato neanche schienato. Il draft ha fatto il resto.

Top match dell’evento: ‘The Fiend’ Bray Wyatt v Braun Strowman v Roman Reigns in un triple treath match per l’Universal Championship

***

– numero n. 11 – Survivor Series (@ “Thunderdome”, Amway Center, Orlando, Florida)
Strano a dirsi, ma uno degli show principali dell’anno, Survivor Series, uno dei big four, è così in basso in classifica. Ma la realtà è che è stato un ppv abbastanza brutto; non il peggiore, ma certamente non bello. La sfida tra Raw e SmackDown lascia a desiderare e finisce definitivamente in secondo piano nella mezz’ora finale, dedicata interamente all’ultimo saluto ai fan della leggenda The Undertaker. Anche su quest’ultimo comunque potrebbe dirsi che, a esser sinceri, è certamente stato più bello il ‘falso ritiro’ del 2017 a Wrestlemania 33; ma è stato questo comunque un momento iconico. Quanto ai match, siamo veramente messi maluccio. I due match a squadre, che dovrebbero essere il cardine dell’evento, sono stati clamorosamente brutti: uno squash di Raw in quello maschile; una ladrata di Lana (Raw) alla Steven Bradbury in quello femminile. Nelle altre sfide: Asuka e Sasha Banks si impegnano, ma tirano fuori un incontro inferiore rispetto agli altri visti quest’anno; poca roba Zayn contro Lashley; molto bene, ma senza strafare, Street Profits contro New Day. Unico vero match bello, che però paga la lentezza dell’avvio, è il main event tra Roman Reigns e Drew McIntyre, i due massimi campioni dei due roster. Manca comunque il match super che possa almeno far guadagnare qualche posizione a questo evento molto debole.

Top match dell’evento: Drew McIntyre v Roman Reigns in un champion v champion match

***

– numero n. 10 – Clash of Champions (@ “Thunderdome”, Amway Center, Orlando, Florida)
Un ppv partito benissimo, poi calato drasticamente, per salire nuovamente nel finale. L’opener è uno dei match più belli dell’anno, in cui assistiamo a un fantastico triple treath ladder match per il titolo intercontinentale, lottato e interpretato benissimo da Jeff Hardy, AJ Styles e Sami Zayn. Poi una serie di incontri dimenticabilissimi, o al massim degni di una qualsiasi puntata di un tv show. Il livello si alza nuovamente con l’ambulance match tra Drew McIntyre e Randy Orton per il titolo WWE, che forse a tratti pecca di overbooking, ma che pur senza far gridare al miracolo, può essere ricordato come un match molto solido e ben costruito. Il main event con la prima sfida in famiglia per il titolo universale tra Roman Reigns e Jey Uso è poca roba sul piano lottato, ma è davvero ben fatto in termini di storytelling, con i dialoghi di Roman e le suppliche di Jimmy Uso per risparmiare il fratello che la fanno da padrone. Giudizio finale molto simile a quello espresso per le Survivor Series, ma leggermente migliore perché ha un match che va nella top 10 dell’anno al suo interno.

Top match dell’evento: Jeff Hardy (c) v AJ Styles v Sami Zayn in un triple treath ladder match per l’Intercontinental Championship

***

– numero n. 9 – Backlash (@ WWE Performance Center, Orlando, Florida)
Questo show non avrebbe nulla di meglio rispetto ai già citati Survivor Series e Clash of Champions. E allora perché è più su in classifica? Semplice. Perché il main event è un incontro a cinque stelle. Backlash è costruito interamente sulla sfida tra Edge e Randy Orton, pubblicizzata come il ‘greatest wrestling match ever’ prima ancora di andare in scena. E in effetti tutto, ma proprio tutto quello che viene prima è davvero trascurabile. Una serie di incontri nella migliore delle ipotesi carini, per di più non sostenuti neanche da una solida storia alle spalle. Ma fortunatamente il main event rispetta pienamente le aspettative. Senza citare la storyline molto solida, l’incontro è stato superlativo. Se è stato davvero il match più bello di sempre non lo sapremo mai, ma certamente è stato uno spettacolo incredibile. Un incontro sensazionale dove c’è tutto: intensità, tecnica, ritmo, storytelling, citazioni (Edge fa la Unprettier dell’amico Christian, Orton il Pedegree del mentore Triple H). E poi il finale pieno di near falls. Un susseguirsi incredibile di emozioni. 45 minuti che passano senza quasi accorgersene, tanto che è ottimo il lavoro. Il main event ha salvato l’intero show e l’ha fatto alla grande. Senza questo match, Backlash sarebbe molto più giù in classifica. 

Top match dell’evento: Edge v Randy Orton

***

– numero n. 8 – The Horror Show at Extreme Rules (@ WWE Performance Center, Orlando, Florida)
Uno show che si è lasciato seguire molto bene. Un gradevolissimo tables match per i titoli di coppia in avvio. Seth Rollins e Rey Mysterio che smentiscono tutti gli scettici sul loro eye for an eye match e lo fanno tirando fuori un incontro molto solido e dinamico. Asuka e Sasha Banks tirano fuori il match della serata nella loro sfida per il titolo femminile di Raw, ma che rovinano tutto con il finale controverso con Bayley che si sostituisce all’arbitro. A fine serata sappiamo che Sasha ha vinto, ma il giorno dopo sappiamo che è finita in no contest. Peccato davvero perché con un finale migliore sarebbe stato un gran match. Drew McIntyre e Dolph Ziggler tirano fuori un buonissimo extreme rules match, dove le regole valevano solo per Dolph, che si dimostra sempre il solito ottimo worker. Nessun picco particolare, ma show godibile. Ma viene rovinato tremendamente dal main event. La swamp fight tra Bray Wyatt e Braun Strowman, nell’annata degli spesso gradevoli match cinematografici, è il peggior esempio di questa nuova forma di wrestling. Con un main event almeno carino parleremmo di uno show più che buono; invece ci dobbiamo accontentare di uno show sufficiente e nulla più.

Top match dell’evento: Asuka (c) v Sasha Banks per il Raw Women’s Championship

***

– numero n. 7 – Elimination Chamber (@ Wells Fargo Center, Filadelfia, Pennsylvania)
Uno show molto buono per gran parte della serata, ma che crolla clamorosamente nella seconda metà. Apertura con un match molto tecnico tra Daniel Bryan e Drew Gulak, che mette da parte storytelling e pathos e lascia spazio all’aspetto più squisitamente sportivo della lotta. Spettacolare l’elimination chamber match di coppia, dove i voli dei Lucha House Party, le acrobazie di Usos e New Day e la solidità degli altri team presenti si compensano con la grande astuzia di The Miz e John Morrison, che vincono. Uno dei match più riusciti dell’anno. Gran bell’incontro anche quello tra AJ Styles e Aleister Black, che segna l’ultima interferenza di Undertaker, che avvia definitivamente il feud col ‘Phenomenal One’ per Wrestlemania. Poi però è blackout. I match che seguono scendono clamorosamente di livello fino ad arrivare al main event, molto scialbo. Certo, è coerente con la costruzione di Shayna Baszler come distruttrice in vista di Wrestlemania, ma la ‘Queen of Spades’ che le elimina tutte in breve tempo penalizza l’intera riuscita dell’incontro. Un ppv calante, che con più continuità sarebbe stato certamente migliore.

Top match dell’evento: The Miz/John Morrison (c) v The New Day v The Usos v Lucha House Party v Heavy Machinery v Dolph Ziggler/Robert Roode in un tag team elimination chamber match per lo SmackDown Tag Team Championship

***

– numero n. 6 – Money in the Bank (@ WWE Performance Center, Orlando, Florida)
Buon evento, che prosegue in crescendo nel suo andare. Gradevolissimo opener con quattro team a contendersi i titoli di coppia di SmackDown. Poi, dopo due incontri dimenticabili, si vede un buonissimo match tra Braun Strowman e Bray Wyatt per il titolo universale. Ma soprattutto viene messo in scena un match magnifico tra Drew McIntyre e Seth Rollins per il titolo WWE. Uno dei capitoli più belli di questo 2020, da vedere e rivedere. Chiusura affidata all’innovativa versione dei due Money in the Bank ladder match. Scelta la versione cinematografica, con la sfida maschile e femminile svolte in contemporanea nel palazzo della sede WWE dal piano più basso all’attico, dove è posto il ring con le scale e la tanto agognata valigetta. Un modo originale di proporre un classico incontro della compagnia, ma che in fin dei conti risulta ben fatto. Molto comedy, vero, soprattutto nei segmenti con protagonista Otis, ma è comunque un esperimento riuscito. Dall’anno prossimo però torniamo seri: il Money in the Bank deve essere un evento clou dell’annata WWE. Per quest’anno è andata anche bene così e passi, ma dal 2021 cerchiamo di tornare seri. 

Top match dell’evento: Drew McIntyre (c) v Seth Rollins per il WWE Championship

***

– numero n. 5 – Summerslam (@ “Thunderdome”, Amway Center, Orlando, Florida)
Un ottimo spettacolo. Forse un passo indietro rispetto alle ultime edizioni, ma certamente molto solido. Tante le cose buone, a partire dalla location, con l’innovativo Thunderdome e lo spostamento dal locale Performance Center al più grande Amway Center di Orlando. La prima parte è deboluccia: bruttino Bayley contro Asuka, meglio gli Street Profits contro Andrade e Garza; mentre la sfida tra Mandy Rose e Sonya Deville ha quantomeno logica narrativa, pur essendo brutto. Il livello si alza con l’ottimo esordio di Dominik Mysterio contro Seth Rollins. Ancora meglio la sfida tra Sasha Banks e Asuka, che, grazie a un finale decisamente migliore di quello di Extreme Rules, alzano l’asticella dei loro confronti. Drew McIntyre e Randy Orton regalano un match molto buono (e pensare che è il meno bello dei loro futuri scontri). Il main event tra The Fiend e Braun Strowman è poca roba e serve solo a riportare il titolo universale nelle mani del maligno dopo mesi in cui la versione buona di Wyatt non era riuscita a farcela. Ma il ritorno di Roman Reigns, che attacca entrambi e mostra subito una nuova veste più aggressiva, chiude alla grande questo show. 

Top match dell’evento: Sasha Banks (c) v Asuka per il Raw Women’s Championship

***

– numero n. 4 – Tables Ladders and Chairs (@ “Thunderdome”, Tropicana Field, Saint Petersburg, Florida)
L’ultimo ppv del 2020, privo di grandi attese, sorprende tutti e si rivela uno dei migliori momenti dell’anno. Due ottimi TLC match, tema dell’evento. Non straordinario, ma certamente più che buono quello di apertura per il titolo WWE, dove l’ottimo e solido spettacolo offerto da Drew McIntyre e AJ Styles, viene arricchito dall’incasso del Money in the Bank da parte di The Miz. Incasso fallito che narrativamente è criticabile perché ha avuto poco senso fargli vincere la briefcase, ma che per l’andamento del match è stato assolutamente positivo, rendendolo ancor più avvincente. Assolutamente grandioso è invece il secondo, quello per il titolo universale, dove Roman Reigns e Kevin Owens ripetono, migliorandolo, l’ottimo scontro di qualche anno fa alla Royal Rumble. Spot, storytelling e rissa fanno da contorno a un match stupendo e incerto fino alla fine. Resto della card solido, con la bella sorpresa del match tra Sasha Banks e Carmella per il titolo femminile di SmackDown e un match per i titoli femminili di coppia bruttino, ma salvato narrativamente dal grande ritorno di Charlotte Flair in coppia con Asuka. E poi il main event. Uno dei capitoli più shockanti dell’anno: l’inferno match in cui Randy Orton dà fuoco a The Fiend. Davvero un grandissimo evento.

Top match dell’evento: Roman Reigns (c) v Kevin Owens in un TLC match per l’ Universal Championship

***

– numero n. 3 – Hell in a Cell (@ “Thunderdome”, Amway Center, Orlando, Florida)
Un anno fa era stato uno dei peggiori, quest’anno Hell in a Cell sale sul podio con un evento assolutamente ottimo. A fare la differenza sono i tre match a tema, alla faccia di chi diceva che erano troppi e si stava abbondando. Qualche snodo narrativo interessante, come The Miz che strappa il Money in the Bank dalle mani di Otis grazie all’inatteso tradimento di Tucker. Due incontri di “scarico” abbassano il livello, ma il punto forte sono come detto i tre hell in a cell match. Tutti diversi tra loro ma straordinariamente belli. L’opener tra Roman Reigns e Jey Uso per il titolo universale offre pochi spot tecnici, ma è un capolavoro di storytelling, arricchito dall’elemento dell’I quit match, esaltato benissimo dalla violenza di Roman e dalla resistenza di Jey che le prende ma non pronuncia la parola che darebbe fine al massacro, almeno finché il ‘Tribal Chief’ non inizia a prendersela con suo fratello Jimmy. Grandioso il main event tra Drew McIntyre e Randy Orton, dove ‘The Viper’ diventa per la 14.ma volta in carriera campione WWE al termine di una battaglia senza esclusione di colpi, un po’ lenta forse ma assolutamente di valore. E poi che dire della sfida tanto attesa tra Bayley e Sasha Banks per il titolo femminile di SmackDown? Ci hanno fatto attendere tantissimo per vederle una contro l’altra nel main roster, ma ne è valsa la pena. E’ stato il miglior hell in a cell match di sempre con protagoniste due donne. Già un anno fa Becky Lynch e Sasha Banks fecero benissimo in quello che fu l’unico momento positivo di uno show dimenticabile. Qui però il livello si alza con uno scontro senza frontiere, ricco di spot, scorrettezze, cattiveria e aggressività. Tre top match di questo 2020 li trovate in questo evento. 

Top match dell’evento: Bayley (c) v Sasha Banks in un hell in a cell match per lo SmackDown Women’s Championship

***

– numero n. 2 – Wrestlemania 36 (@ WWE Performance Center, Orlando, Florida)
Edizione stranissima quella di Wrestlemania di questo 2020. Arrivata proprio nel boom della pandemia. Sull’orlo della clamorosa cancellazione, con alcuni eccellenti forfait nella card (Roman Reigns su tutti, ndr). Alla fine si è scelto di ripiegare sul Performance Center per un’insolita edizione a porte chiuse e su doppia giornata. E tutto sommato, al netto dello shock dell’assenza di pubblico e della location non da ‘Showcase of Immortals’, questa Wrestlemania è stata davvero bella e innovativa. La prima serata parte in sordina, ma alza il livello con il buonissimo match tra Becky Lynch e Shayna Baszler o con l’ottimo ladder match per i titoli di coppia di SmackDown. Per poi esplodere con l’eccezionale match tra Kevin Owens e Seth Rollins, che regalano uno dei capitoli più belli dell’anno con il loro incontro eccellente per tecnica, storytelling e interpretazione. Poi, dopo l’evitabile ma fortunatamente breve match tra Strowman e Goldberg per il titolo universale, assistiamo al primo esperimento cinematografico dell’anno: l’eccezionale boneyard match tra Undertaker e AJ Styles, un’eccellente fusione di wrestling e horror cinema, con Taker in versione biker per quello che si rivelerà essere l’ultmo match della sua straordinaria carriera. Ma se la prima serata ha qualche punto d’ombra, la seconda è davvero ottima. Già dalla partenza con Rhea Ripley e Charlotte Flair che tirano fuori un incontro eccellente per il titolo NXT. Quindi il Wrestlemania Moment di Otis che batte Dolph Ziggler e conquista il cuore di Mandy Rose. Edge e Randy Orton che se le suonano in un last man standing match lungo, ma interpretato benissimo. Godilbilissimo il fatal five way per il titolo femminile di SmackDown, che apre le prime crepe tra Bayley e Sasha Banks. Poi il secondo esperimento cinematografico: il grandioso firefly funhouse tra The Fiend e John Cena. Non un vero match, più un grande segmento, dove viene ripercorsa e riscritta la carriera di Cena, come se fosse Wyatt a comandare i giochi; un viaggio enigmantico e incredibile. Peccato solo per il main event, dove viene deluso chi si attendeva una sfida più lunga tra Brock Lesnar e Drew McIntyre, che invece si risolve in scarsi cinque minuti, ma almeno lancia la stella dello scozzese, grande protagonista di questo 2020. Contro ogni pronostico è stata una gran bella Wrestlemania.

Top match dell’evento: Rhea Ripley (c) v Charlotte Flair per il NXT Women’s Championship

***

– numero n. 1 – Royal Rumble (@ Minute Maid Park, Houston, Texas)
Ma l’evento migliore dell’anno è senza dubbio il primo di questo 2020: la Royal Rumble. Non poteva esserci modo migliore per iniziare. Tra l’altro è l’unico big four svoltosi in un’arena con pubblico, visto che la pandemia ancora non aveva preso piede. Show assolutamente fantastico. L’unico punto debole è il match tra Bayley e Lacey Evans, ma gli altri sono assolutamente ottimi incontri. Anche i due più criticati sono tutt’altro che brutti match. Il falls count anywhere match tra Roman Reigns e King Corbin, che apre la serata, non sarà un capolavoro, ma intrattiene benissimo. Stesso discorso per Asuka e Becky Lynch: vero che hanno saputo fare di meglio qualche settimana dopo a Raw o, per rimanere in tema di Royal Rumble, fecero meglio un anno fa, ma da qui a dire che questo incontro sia insufficiente ce ne passa. Anzi, Becky e Asuka tirano fuori un piacevolissimo scontro. E poi i punti forti. In primis il bellissimo strap match per il titolo universale tra l’indistruttibile The Fiend e il coraggioso Daniel Bryan: un capolavoro narrativo, in cui Daniel quasi ci fa credere di poter battere il maligno con la forza del suo grande cuore, ma che quando vede il Fiend rialzarsi come se nulla fosse alle sue spalle, capisce che contro il potere del male non c’è vittoria. Fate un monumento a questi due signori e fateglielo subito! La rissa reale femminile, criticabile forse per la vittoria di Charlotte (che non ne aveva bisogno visto il suo status ormai solidissimo, ndr), ma assolutamente ottima e ricca di spunti: il record di eliminazioni di Bianca Belair, che da atleta di NXT entra come numero 2 e ne elimina 8, prima di essere eliminata lei; lo stesso record eguagliato nella stessa rissa da Shayna Baszler, entrata per ultima e che elimina chi le si para davanti senza ostacoli; l’ottima prestazione di Alexa Bliss, che entra come prima e rimane in gara per quasi mezz’ora (più anche della vincitrice, ndr). Poche vecchie glorie, tanti innesti da NXT e NXT UK, ma che innalzano la qualità generale. E manca ancora il top del top. La rissa reale maschile: la più bella mai vista dal 2007. Certo, ne avevamo viste alcune molto belle, come quella del 2018 ad esempio. Ma questa supera tutte. Scrittura perfetta. Prima parte con Brock Lesnar assoluto dominatore: entra come numero 1 e ne elimina 13 uno dopo l’altro, dal più piccolo al più grosso, con la potenza stratosferica a disposizione e con la furbizia (vedi Shelton Benjamin, ndr). Nessuno sembra contrastarlo finché entra in scena Drew McIntyre, che lo elimina quando siamo ancora a metà incontro. Qui inizia la seconda parte, quella più lottata, più sofferta e spettacolare. E lo spettacolo tocca vette straordinarie all’ingresso numero 21 quando a nove anni dal suo ritiro, risuona la musica di Edge, che torna sul ring e manda tutti in estasi, resistendo anche quasi fino alla fine. Arrivano in fondo i migliori: Seth Rollins, Randy Orton, Edge e ovviamente Roman Reigns, ultimo ad arrendersi a Drew McIntyre, che inizia così il suo eccezionale 2020. Non c’è un punto debole in questo ppv. Royal Rumble miglior evento dell’anno per distacco.

Top match dell’evento: Men’s Royal Rumble match

***

Anni precedenti
2017 Royal Rumble
2018 Survivor Series
2019 Wrestlemania 35

Di Mario Grasso

Ex giornalista, ora scrivo solo per passione su questo sito. Laureato in Giurisprudenza. Buyer presso Autostrade per l'Italia. Da sempre appassionato di wrestling, ho dato vita nel 2017 a WWEMania, in cui mi diletto in report e qualche editoriale, oltre che all'archivio storico di titoli ed eventi. Scegliere i miei preferiti di sempre è abbastanza dura, ma faccio 4 nomi: Hulk Hogan, The Undertaker, The Rock e Shawn Michaels. Ma anche tantissimi altri: Brock Lesnar, Chris Benoit, CM Punk, AJ Styles, Rey Mysterio, Goldberg, Sting, solo per dire qualche nome. Tra quelli di oggi senza dubbio Seth Rollins, Cody Rhodes e Roman Reigns