Seconda serata di Wrestlemania e la WWE offre una nuova versione di esplorazione cinematografica. Se col boneyard match si esce dagli schemi classici, ma rimane qualcosa di wrestling (poco), qui usciamo completamente da ogni logica. Partiamo con l’analisi del firefly funhouse match, che ha preceduto il main event della seconda serata dello ‘Showcase of Immortals’.
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E’ wrestling? No. Stavolta siamo netti. Il wrestling fa da sfondo a un racconto più ampio. E’ un documentario. Un percorso nella vita e nella carriera di Cena, volto a cancellare i suoi ricordi e a riscriverli. Qui non vediamo mosse o regole. C’è un ring, ma il ring è solo il teatro di una tragicommedia.
Scelta giusta? Assolutamente sì. Per tanti motivi. Uscendo dalla keyfabe è giusto per Cena. ‘Big Match John’ ormai è traghettato nella carriera cinematografica e tempo per la WWE non ne ha più. Deve essere a Wrestlemania? Ok, ma non deve prendere rischi fisici che possono derivare da un vero incontro. C’è poi anche qui l’handicap dell’assenza del pubblico: Wyatt è più un personaggio che un performer in ring e con Cena che non può esporsi troppo a infortuni ne sarebbe venuto fuori un brutto match, aggravato dal silenzio dell’arena. Ma tornando nella keyfabe la scelta è giusta perché è coerente col personaggio del ‘Fiend’. Wyatt psicopatico e il suo alterego maligno che è spietato. Gioca sulla paura dei suoi avversari. Quale modo migliore di creare questi scenari? Ma ora vediamo cosa è davvero successo.
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La storia ha avuto inizio col ritorno di John Cena nell’ultimo episodio di SmackDown del mese di febbraio. Un Cena ormai proiettato nel cinema tiene un promo in cui dice che non sarà a Wrestlemania, perché è giusto che lì ci sia chi ha lavorato un anno intero per esserci. Ma ben presto le cose cambiano. Le luci vanno via e alle sue spalle compare il temibile e orrorifico ‘The Fiend’, che senza troppe parole fa capire di volerlo sfidare a Wrestlemania; Cena accetta. Seguono settimane di promo in cui John accusa Wyatt di essere solo un sopravvalutato e che il futuro della WWE è rappresentato da altre star. Wyatt non accusa il colpo, ma anzi dice di non aver mai digerito quella sconfitta subita contro John a Wrestlemania XXX sei anni fa, ma che ora ha dato ascolto alle voci che assillavano la sua mente e da quando ha dato spazio al suo alterego malefico, il ‘Fiend’, sa che può prendersi la sua rivincita. Nelle ultime settimane, Wyatt fa la sua proposta: sfidare Cena nella sua Firefly Funhouse per qualcosa di nuovo. Il bostoniano accetta. Si arriva a Wrestlemania.
John Cena entra nell’arena, pronto al suo match. Tutto scorre, ma ecco Bray Wyatt collegarsi dalla sua Firefly Funhouse, circondato dai suoi pupazzi, e invitare Cena. Wyatt varca una porta dove c’è scritto “lasciate ogni speranza o voi che uscite” e Cena subito dopo si teletrasporta nella Funhouse. Il pupazzo Ramblin Rabbit lo invita a varcare la porta e John lo fa. Comincia il viaggio.
Scena 1: ruthless aggression. Il buio circonda John, che viene raggiunto da uno strano pupazzo, che è la caricatura di Vince McMahon, che gli chiede di mostrare il suo lato selvaggio o lo licenzierà. Cena non capisce, ma improvvisamente scorrono le immagini di quel promo storico di Kurt Angle. L’eroe olimpico nel 2003 chiedeva a chiunque di farsi avanti a sfidarlo; con le stesse parole al centro di un ring c’è Bray Wyatt che fa lo stesso. John Cena si ritrova negli stessi panni del suo esordio di quella sera. Di fronte non ha Angle, ma Wyatt, ma pronuncia le stesse parole “ruthless aggression” e fa partire lo schiaffo. Ma non va a segno. Wyatt schiva più volte e prende in giro John, addirittura cantandogli la theme song della sua ex Nikki Bella (you can look, but you can’t touch). Poi lo provoca e chiede: “non è quello che sognavi fin da piccolo?”. E’ il preludio alla nuova scena.
Scena 2: Saturday Night Main Event. Scorrono immagini di Cena bambino che imita il suo idolo Hulk Hogan e subito dopo ecco la sigla dello storico Saturday Night Main Event, con cui John è cresciuto sognando di imitare i suoi idoli. Wyatt e Cena sono insieme e tengono un promo. Wyatt sembra imitare ‘Macho Man’ Randy Savage e introduce il suo partner Johnny Largeman, che altri non è che Cena. Come se posseduto da qualcosa di astratto, Cena si presta al gioco e tiene un promo in cui parla come Hulk Hogan e solleva dei pesi fino allo sfinimento. Quando il pupazzo di McMahon gli chiede di attaccare Wyatt, Cena non ha la forza di farlo e stavolta è Wyatt a parlare come Hogan gli chiede cosa farà quando la Egomania cavalcherà su di lui. Quindi lo lancia verso la terza scena.
Scena 3: Doctor of Thuganomics. Cena si ritrova improvvisamente nelle vesti del suo vecchio personaggio da rapper. Sale sul ring dove inizia a rappare irridendo Bray Wyatt, facendo riferimento al primissimo e ridicolo personaggio di Wyatt, quello di Huski Harris. Cena dice a Wyatt che ha sprecato tutte le sue chance e ha deluso. Ma ora è Wyatt che prende la parola e con un promo strappalacrime dice che lui non ha avuto tutte le chance di Cena. Si congratula con lui, ma lo ammonisce: non è un eroe, ma è solo un bullo che gioca sui fallimenti degli altri. Poi si mette all’angolo e lo invita a colpirlo. Cena ubbidisce, ma quando si lancia su Bray, Wyatt è alle sue spalle e ha tra le mani la catena che magicamente John non ha più al collo. Wyatt lo colpisce e Cena va ko. E’ l’inizio della quarta tappa di questo viaggio.
Scena 4: Eater of Worlds. Stavolta è Wyatt a prendere la parola. Torna alla sua vecchia gimmick del leader della Wyatt Family e parla del match contro Cena di Wrestlemania XXX. Dice che quello è stato il suo più grande fallimento, ma ora è il momento di cambiare la storia. Scorrono le immagini di quel match, mentre sul ring Cena è in nuove vesti come se nulla fosse accaduto. Wyatt davanti a lui, sta per eseguire la Sister Abigail, ma Cena gli sfugge. Bray ripete una scena di sei anni fa: offre a Cena una sedia e lo invita a colpirlo. Sei anni fa John si rifiutò, ma ora Bray sembra obbligarlo a farla finita una volta per tutte. Ma niente da fare. Quando Cena prova a colpirlo, Wyatt sparisce.
Scena 5: Cena nWo version. Parte la sigla dello storico programma della WCW, Nitro. Ora è di nuovo Bray Wyatt al centro del ring e indossa una giacca di pelle e la tshirt della nWo. Scorrono le immagini di un promo con cui Eric Bischoff introduceva la nWo e il suo leader Hollywood Hulk Hogan. Con le stesse parole Wyatt introduce John Cena, che entra in versione heel, come membro della nWo. I due si salutano, ma improvvisamente qualcosa di diverso dal solito accade. Mentre scorrono immagini delle malefatte della nWo, Cena si ribella e per la prima volta non fa quello che gli chiede Wyatt, ma lo attacca. Inizia la scazzottata, ma dopo un po’ si ritrova vestito come a inizio match e sotto di lui a subire i cazzotti non c’è più Bray, ma uno dei suoi pupazzi. John capisce che è nel mondo di Bray e non può uscirne.
Scena 6: il gran finale. Mentre realizza ecco che si palesa dietro di lui il ‘Fiend’. Subito Mandible Claw e John è ormai fuori causa. Fiend si prepara alla Sister Abigail, mentre si ascoltano le frasi poco carine che Cena ha pronunciato in queste settimane dove definiva Wyatt un sopravvalutato. Sister Abigail a segno e il Fiend applica una nuova Mandible Claw. Scorrono le immagini di alcuni principali fallimenti di Cena: le sconfitte storiche contro CM Punk, Randy Orton, Edge, Roman Reigns. Intanto ricompare Bray Wyatt che conta come se fosse un arbitro e sancisce la fine del match, se di match possiamo parlare. Il ‘Fiend’ si erge sopra John Cena, che poco dopo scompare. E’ il trionfo del male.
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Una diversa trasposizione cinematografica. Il boneyard match tra Taker e Styles era più diretto: ci si mette comodi e si guarda un film che si sviluppa secondo una trama tutto sommato facile. Qui no. Qui c’è riflessione. Dietro le banalità e le situazioni grossolane si nasconde il dolore di chi vuole vendicarsi su chi ha avuto tutto in carriera. E vuole vendicarsi a modo suo, portandolo nel suo mondo, ridicolizzandolo, confondendolo e, infine, cancellandolo. Meno diretto, ma più profondo. Non è wrestling? Vero, ma è geniale.