Doveva essere la Wrestlemania con il tema dei pirati, con location Tampa Bay. Doveva essere la Wrestlemania della grande occasione di Drew McIntyre, di Rhea Ripley, di Shayna Baszler, dei ritorni di Edge e John Cena, del grande scontro tra AJ Styles e Undertaker. E lo sarà. Ma nessuno potrà vedere tutto questo dal vivo. Già. Perché, visto il dilagare del coronavirus e i divieti assoluti a grandi assembramenti di persone (previste circa 70 mila in questo caso, ndr), la WWE ha preso la decisione di svolgerla lo stesso, ma al Performance Center di Orlando e a porte chiuse.
Decisione singolare, destinata nel bene e nel male a passare alla storia. Premettiamo che, da esseri umani razionali e solidali col mondo, la nostra posizione non può che essere contraria a questa decisione. La salute del mondo e di chi lo vive viene prima di tutto. In questo articolo vogliamo provare a ipotizzare, però, quali possono essere state le ragioni che hanno spinto Vince McMahon a confermare l’evento, ma a porte chiuse, e come potrebbe essere il prossimo surreale ‘Showcase of Immortals’.
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Borsa. Non facciamo parte della WWE e quindi non siamo a conoscenza di molti aspetti legati a Wrestlemania e alle varie clausole contrattuali che vincolano la compagnia, ma proviamo a ipotizzare degli scenari. A nostro parere un chiaro ostacolo è stato trovato nel fatto che la WWE è quotata in borsa. Ciò significa che non può fermare la propria programmazione e soprattutto non può rinunciare (né cancellando né rinviando) il suo evento più importante; avrebbe un crollo verticale sui mercati e gli investitori ne risentirebbero. Anche per questo nelle passate settimane Vince si è affrettato a rassicurarli sullo svolgimento di Wrestlemania il 5 aprile, come da programmi.
Penali con le tv. Altro aspetto è legato alle televisioni, e questo riguarda anche la messa in onda di Raw e SmackDown. E’ probabile che i contratti con USA Network e Fox prevedano penali talmente pesanti in caso di mancata messa in onda, che in qualche modo ‘inchiodano’ la WWE alla messa in onda. Senza pubblico, con artifici per evitare i tempi morti, ma comunque meglio così che niente. Stesso discorso per Wrestlemania, che va in onda in tutte le parti del mondo.
Introiti ppv. Wrestlemania è poi un evento in ppv. Che viene visto in ppv anche altrove. Già sono stati ‘bruciati’ i guadagni della vendita dei biglietti in loco, con tutte le attività connesse che avrebbero generato introiti nell’area di Tampa, e parliamo di milioni di dollari. La WWE non poteva permettersi anche la perdita di guadagni dagli audience tv dei ppv. Questa è però la motivazione forse più debole, visto che il ppv vende ad aprile come a giugno e come a dicembre.
Perché non è stata posticipata? C’è però il problema narrativo. Le storie che sono alla base dei match, che mai come quest’anno sembrano costruite anche bene, proseguono e devono giungere a un epilogo. Epilogo che non si può rimandare di mesi. Spostare Wrestlemania a giugno era come seguire una serie tv di cinque puntate, una a settimana, e mandare in onda la sesta e ultima dopo tre mesi, sospendendo tutto l’arco narrativo. Non sarà stato il problema fondamentale, visto che non ci sono soldi di mezzo (diciamolo chiaramente, ndr), ma è un problema che c’è e si aggiunge a quelli già detti.
Trasferirsi in Arabia? Si era vociferato della soluzione Arabia Saudita. Non sarebbe stato male, dal nostro punto di vista. Avrebbe accontentato noi, che avremmo visto una Wrestlemania in uno stadio pieno. Avrebbe accontentato la WWE che avrebbe almeno in parte recuperato gli introiti di Tampa, con un pubblico diverso ma non certo non appassionato (riempiono Super ShowDown e Crown Jewel che sono aborti, figuriamoci se gli portano Wrestlemania nella loro terra, ndr). Ma probabilmente anche lì l’emergenza si fa sentire (anche se l’Arabia è messa ampiamente meglio di altre nazioni, vedi ad esempio l’Iran tanto per dirne una vicina, ndr). Siamo convinti che il buon Vince abbia pensato anche a questo e che forse dall’Arabia una proposta economica quantomeno vicina a quella di Tampa sia arrivata o quantomeno era nei piani. Probabilmente, a causa dell’emergenza, anche questa pista non era praticabile. E così, piuttosto che niente, meglio le porte chiuse.
Rischio contagio atleti. Infine, la sicurezza degli atleti. Tenendoli a Orlando, nel quartier generale della WWE, dove più o meno tutti risiedono, e non esponendoli ai rischi dei viaggi per tv show e live event vari, la compagnia dovrebbe limitarne il contagio. Anche perché se viene contagiato qualcuno è finita davvero. Quindi anche la scelta del Performance Center è da vedere in quest’ottica. Anche se lo sport è di contatto. Il rischio contagio è sempre dietro l’angolo e da qui al 5 aprile (e oltre, ndr) sarà la spina nel fianco di questa Wrestlemania.
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E ora? Che Wrestlemania sarà? La card che sta venendo fuori è stellare. Ci sono scontri tra leggende: Edge contro Orton non è confermato ma lo diamo per fatto; Undertaker contro AJ Styles, al di là della forma fisica del ‘Deadman’ è un match che crea hype. Ci sono ritorni eccellenti: John Cena che sfida ‘The Fiend’; Goldberg che torna da campione universale e affronta Roman Reigns. C’è il match tecnico: Kevin Owens contro Seth Rollins. E poi ci sono i match dove gli astri nascenti sfidano le stelle della compagnia: Rhea contro Charlotte per il titolo NXT; Shayna Baszler contro Becky Lynch per il titolo femminile di Raw; Drew McIntyre che affronta Brock Lesnar per il titolo WWE. Insomma. Tanta tanta roba. Ma mancheranno coloro che più di ogni altro potranno esaltare le stelle durante i loro match: i fan. Ok (insomma, ndr), cosa si può fare funzionare a porte chiuse uno show che ha nel pubblico un suo elemento fondamentale?
Può funzionare? E come? A SmackDown e soprattutto a Raw, hanno ovviato con pochi incontri e tanti promo, oltre che con la trasmissione di qualche match degli ultimi ppv (la Chamber e la Rumble maschile ad esempio, ndr). Ma a Wrestlemania questo non è possibile. Ci sono i match, che sono le rese dei conti delle varie storie, e devono esserci e avere anche la loro durata di almeno 10 minuti. Ma il problema che Raw e SmackDown hanno dimostrato che se nei promo le porte chiuse l’assenza del pubblico, pur pesando non poco, non sono un aspetto decisivo, lo stesso non si può dire sui match. Anzi. Proprio gli incontri risultano morti, privi di pathos, privi di senso. C’è un solo modo per far funzionare il tutto, ma non ne siamo certi. Il modo è fare pochi match, prima di tutto, quindi non la solita card di 14 match con durata totale dell’evento di 6-7 ore compreso il kick-off. E soprattutto i pochi match devono essere tutti di grandissimo livello. Il pubblico a casa deve sentirsi coinvolto: deve poter pensare “se solo ci fosse stato pubblico lì sarebbe stato favoloso”, invece che pensare “che palle, già non c’è pubblico, poi fa anche schifo”. Quindi sotto con la scrittura degli incontri. Devono essere favolosi. Otto match? Benissimo. Che siano almeno da 7,5/8 come qualità. Il livello deve essere davvero alto.
Wrestlemania, come il SuperBowl, vive anche di spettacolo. Band che si esibiscono dal vivo. Entrate stellari delle superstar. Tutto questo può essere replicato, ma stavolta sarà fine a sé stesso visto che non ci saranno gli applausi dei fan a fare da cornice. Ma se può servire per il coinvolgimento di chi è a casa, va bene anche questo.
Ipotesi, supposizioni, idee per quella che guardando la card e le storie aveva tutto per essere una gran Wrestlemania, ma rischia, suo malgrado, di passare alla storia come la Wrestlemania più brutta di sempre. Passerà certamente alla storia per essere la prima senza pubblico. Speriamo di ricordarcene “solo” per questo.