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Ed eccoci qui pronti per un nuovo pagellone. Evento in Arabia Saudita e già sale la febbre. E invece stavolta no. Non saremo cattivi. Perché? Semplice. Non c’è motivo di esserlo. Per una volta un evento in terra saudita non si rivela essere solo un’attrazione business per il pubblico locale. Lo è certamente e i match con coinvolti Cain Velasquez e Tyson Fury ne sono l’emblema, purtroppo. Ma c’è anche qualcosa di buono, come dei match interessanti e soprattutto abbiamo un main event che, pur non esaltandoci dal punto di vista tecnico, ha un senso narrativo e aggiunge qualcosa a quanto stiamo vedendo in queste settimane. A questo punto analizziamo tutti gli incontri e diamo i nostri voti.

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1) per il WWE Championship: Brock Lesnar (c) v Cain Velasquez – Crown Jewel parte col botto. Anzi no. La grande rivincita, stavolta in WWE, tra Lesnar e Cain si risolve in pochi minuti. Eppure l’inizio con Velasquez che mette a segno qualche leg kick e che va in ground and pound su Brock, lasciava ben sperare. Ma poi subito Kimura Lock e in tre minuti ‘The Beast’ si conferma campione. Oggettivamente poco per giudicare. Si può discutere sul finale di match con l’attacco di Rey Mysterio, anche se un futuro feud impari tra Rey e Brock lascia non pochi dubbi. Ma staremo a vedere – voto: ingiudicabile

2) Greatest Tag Team Turmoil match per il WWE Tag Team World Cup – Una serie di match: alcuni di basso livello, altri migliori. Diciamo che nel complesso è stato un incontro che si lascia guardare. Considerandolo nel complesso e non per singoli match, tutto sommato non è stato un brutto spettacolo. Particolare il finale. Avremmo previsto una vittoria dei Viking Raiders, che sembrano il tag team di punta, o magari del New Day, per andare sul sicuro. Ma invece si è scelto di far vincere gli OC e tutto sommato, narrativamente, ci può stare per esaltare lo status della stable, che ha un leader come AJ Styles e ora anche Gallows e Anderson che potranno pubblicizzarsi come il miglior tag team al mondo (non è così, ma narrativamente ci sta, ndr). – voto: 6+

3) Mansoor v Cesaro – Indubbiamente è stato il match della serata. Non l’avremmo mai pensato, ma siamo stati smentiti. Quello che doveva essere solo un ‘riempi-card’ per esaltare l’idolo di casa, Mansoor, si rivela un gran bell’incontro. Merito di Cesaro, bravissimo sia nel selling sia nel condurre lui l’azione da heel. Peccato che la ‘Swiss Cyborg Machine’ sia utilizzata solo per mandare over gli altri, ma ancora una volta ha dimostrato enormi qualità. Bene l’interpretazione di entrambi, bene Mansoor, ma non dimentichiamoci del gran lavoro fatto dallo svizzero. – voto: 7+

4) Tyson Fury v Braun Strowman – Come prevedibile, è stata una farsa. Ok la bella entrata di Tyson Fury, ok qualche spot divertente come il pugile inglese che si rialza imitando Undertaker. Ma oggettivamente è poco per esaltarsi. Fury non è un wrestler e lo dimostra, Strowman è molto limitato per evitare di fargli male. Il match ne risente. Finale che serve a non far fare la figura del perdente a Fury, ma allo stesso tempo a proteggere il ‘Monster Among Men’. Vince il pugile per countout e poi Strowman che si riprende dall’infortunio (magicamente, bah) e gli rifila una Running Powerslam. Senza senso, ma in fin dei conti tutta la storia lo era stato. – voto: 3

5) per il WWE US Championship: AJ Styles (c) v Humberto Carrillo – Altro gran bel match, quasi al pari della sfida tra Cesaro e Mansoor. Carrillo e Styles confermano la buona chimica già dimostrata lunedì scorso a Raw. Come prevedibile il ‘Phenomenal One’ si conferma campione, ma la sua grandezza sta come sempre nel saper mandare over gli avversari. Un ottimo selling e un ottimo adattamento allo stile del rivale. L’obiettivo era quello di rendere Carrillo un competitor credibile, ma allo stesso tempo elevare lo status degli OC. E dopo la vittoria di Gallows e Anderson della Tag Team World Cup, non poteva finire diveramente. – voto: 7-

6) Natalya v Lacey Evans – Il match in sé sarebbe da 5. Al massimo da 5,5. Ma gli diamo la sufficienza per il traguardo storico che è stato raggiunto. Mai due donne avevano lottato in un match in Arabia Saudita. Chiaro che l’andamento dell’incontro e il suo esito finiscono in secondo piano. Avremmo puntato più sulla vittoria della Evans, ma, come detto, non è questo l’aspetto che contava. – voto: 6

7) 10-Men Tag Team match: Team Hogan v Team Flair – Che avrebbe vinto il team di Hulk Hogan era prevedibile. Che il pin decisivo l’avrebbe messo a segno Roman Reigns anche. Ma che sarebbe stato anche un match gradevole, quello non era scontato. Varie fasi del match ben gestite, sebbene la scrittura è classica: gli heel che dominano e i face che hanno una ripresa nel momento dell’hot tag (in questo caso l’ingresso di Reigns). Ben gestito anche il faccia a faccia tra Rusev e Lashley, durato il tempo giusto. Buona la chimica tra i leggeri e agili del Team Hogan (Ali, Ricochet e Shorty G) e i grossi atleti del Team Flair. Bella anche la sequenza finale. Prevedibile, certo, con tutte le finisher, o quasi, messe a segno. Ma comunque è sempre una formula valida, che non annoia mai. – voto: 6,5

8) Falls Count Anywhere match per il WWE Universal Championship: Seth Rollins (c) v ‘The Fiend’ Bray Wyatt – Main event buono. Dal punto di vista tecnico poca roba. Ma dal punto di vista emotivo è stato coinvolgente. Ha ripreso la linea narrativa di Hell in a Cell, senza ripetere i deliri di Hell in a Cell. La scelta è stata la più logica possibile. Wyatt non aveva perso a Hell in a Cell dopo 15 Stomp, non avrebbe potuto perdere ieri dopo “solo” otto Stomp. Bellissima la scena finale: ‘The Fiend’ che sbuca alle spalle di Rollins come se nulla fosse, dopo essere stato gettato in mezzo ai cavi elettrici. La vittoria di Wyatt è stata la cosa più logica; inevitabilmente doveva vincere. Gli scenari ora però sono tutti da vedere. Prima di tutto Bray è un atleta di SmackDown, ma ha vinto il titolo principale di Raw. E ora cosa succederà? Raw senza titoli mondiali e SmackDown con ben due? Ma cosa più importante, questo essere indistruttibile come si batte? Il suo regno potrà anche essere lungo (secondo noi lo sarà, ndr), ma come potrà mai perdere? Succederà prima o poi, ma come? Si dovranno inventare qualcosa di forte. Ma davvero forte. Intanto complimenti a Bray Wyatt. Se lo merita tutto. Grandissimo personaggio, grandissimo interprete, troppo tempo rimasto ai margini. E lo dice uno che è un grande fan di Seth Rollins (al diavolo l’imparzialità). – voto: 6,5

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Al quarto tentativo in due anni, finalmente uno special event in Arabia Saudita riesce a essere quantomeno guardabile. Non il solito mega house show, senza mordente e con match brutti. Chiaro che neanche stiamo parlando di un evento di cui si parlerà in futuro. Ma comunque è stato uno show che, sebbene non sia stato esente da match farsa (vedi quelli di Lesnar e Strowman, ndr), nel complesso è più che sufficiente. Due incontri molto belli come quello di AJ Styles (e non una sorpresa, ndr) e quello tra Mansoor e Cesaro (e questa sì che lo è, ndr). Un main event forse non esaltante tecnicamente, ma certamente dal tasso emotivo alto e narrativamente logico. Si poteva fare prima a Hell in a Cell, senza passare per quella farsa? Certo, ma consideriamo questo evento e il main event si è chiuso degnamente (e logicamente, e di questi tempi in WWE non è poco, ndr). – voto: 6,5

Di Mario Grasso

Ex giornalista, ora scrivo solo per passione su questo sito. Laureato in Giurisprudenza. Buyer presso Autostrade per l'Italia. Da sempre appassionato di wrestling, ho dato vita nel 2017 a WWEMania, in cui mi diletto in report e qualche editoriale, oltre che all'archivio storico di titoli ed eventi. Scegliere i miei preferiti di sempre è abbastanza dura, ma faccio 4 nomi: Hulk Hogan, The Undertaker, The Rock e Shawn Michaels. Ma anche tantissimi altri: Brock Lesnar, Chris Benoit, CM Punk, AJ Styles, Rey Mysterio, Goldberg, Sting, solo per dire qualche nome. Tra quelli di oggi senza dubbio Seth Rollins, Cody Rhodes e Roman Reigns