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Ed eccoci al momento delle pagelle di Super Show-Down. Come di consueto, gli show in scena in Arabia Saudita sono spettacolari per la location, le entrate e l’atmosfera. Una sorta di Wrestlemania 2.0. Ma non è la stessa cosa. I match, come di consueto, tendono al mediocre e l’insistere su leggende palesemente fuori forma evento dopo evento si sta dimostrando un errore clamoroso. Ancor più oggi con la concorrenza della NJPW e soprattutto della AEW che inizia a farsi serrata, battendo proprio sulla qualità. Show spettacolare, sì, ma non basta. O forse basta agli sceicchi sauditi, quelli che un anno fa volevano Yokozuna dimenticandosi che fosse morto da anni. Non può bastare a noi.

Vediamo i pronostici. Conoscendo, più o meno, l’andazzo di questi show mediorientali, per scrittura più simili a un live event che a un ppv, abbiamo indovinato quasi tutto. Su nove incontri in ben sei casi c’abbiamo preso. Siamo rimasti sorpresi solo dalla vittoria di Shane McMahon su Roman Reigns e da quella di Mansoor nella Battle Royal. Sul main event avevamo puntato su un ragionamento logico e su Goldberg, ma la logica non regna sovrana in WWE. Oltretutto la prova che non vi sia logica è data anche dal fatto di averli messi contro a oltre 50 anni ciascuno e i risultati si sono tristemente visti. Ma sul tema ci torneremo.

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1) per il WWE Universal Championship: Seth Rollins (c) v Baron Corbin – L’apertura della serata lasciava ben sperare. Chiariamoci. Il match tra Seth Rollins e Baron Corbin non è stato nulla di particolare. Ma si lascia guardare, anche perché è stata bella la trama dell’incontro. Originale il finale, con Corbin che protesta con l’arbitro, che una volta tanto si ribella e Seth che gioca di astuzia e piazza il Roll-Up vincente. Poi l’attacco di Baron e il quasi-incasso di Brock Lesnar. Rollins che lo evita contrattaccando, evitando sia il racconto scontato dell’incasso di successo di ‘The Beast’ sia di far fallire lo stesso a Brock, perdendo di credibilità. Per gli snodi narrativi e l’originalità del tutto forse anche un 7 ci starebbe bene, ma voliamo basso e valutiamo il match, che in sé è stato normalissimo. – voto: 6+

2) per il WWE Intercontinental Championship: Finn Balor (c) v Andrade – Avevano fatto vedere grandi cose quando sono andati contro a Raw e a SD a ridosso dello Shake-Up. Era lecito aspettarsi molto. Ed effettivamente non è stato un brutto match quello tra Balor e Andrade. Ma la delusione rimane. Ritmo troppo lento per i loro standard e l’impressione è che sia mancato qualcosa. Forse condizionati dal caldo. Sta di fatto che non abbiamo visto il supermatch che ci aspettavamo. – voto: 6-

3) Roman Reigns v Shane McMahon – Qui iniziano davvero le note dolenti della serata. Incontro scialbo, senza grandi spot, con una narrazione da tv show settimanale. Shane che esalta il lato furbo, ma non dà alcun valore alla sua spettacolarità. Roman che sembra fare un passo indietro nelle prestazioni. Finale che smuove un po’ le cose e rende tutto non scontato, ma oggettivamente il voto da dare è basso. – voto: 5,5

4) 3-on-1 Handicap match: The Lucha House Party v Lars Sullivan – Anche qui non ci siamo. Spiegatemi che senso ha far vincere solo per squalifica il mostro cattivo contro tre piccoletti che messi insieme non arrivano alla sua stazza? Sì, doveva vincere Sullivan e ci sta tutto. Ma perché per squalifica? Squalifica poi dettata da cosa? La presenza di uomini non legali nel team che agiva in tag? Come se non accadesse mai in WWE. Hanno provato a legittimare Lars con l’attacco furioso a fine match, ma ormai la frittata era fatta. – voto: 4

5) Triple H v Randy Orton – Due leggende, due icone e un match tutto sommato guardabile. Ma come temevamo i ritmi sono stati lentissimi e la sensazione di ‘già visto’ ha pervaso i nostri animi dall’inizio alla fine. Con una durata inferiore (molto inferiore, ndr) forse avrebbe meritato anche più della sufficienza. Ma con oltre 20 minuti il giudizio si ribalta. Qualche spot tipico (RKO, Pedegree e un po’ di Suplex sul tavolo di commento, ndr) e poco altro. Ci sta per far divertire il pubblico saudita, più casual, non per divertire noi. – voto: 5,5

6) Braun Strowman v Bobby Lashley – Che non sarebbe stato un match per palati fini l’avevamo ampiamente pronosticato. Questo mitiga la nostra delusione, ma dobbiamo commentare il dato di fatto, che è la pessima scrittura dell’incontro. Tutto troppo scontato: Strowman che domina all’inizio, ritorno di Lashley, finale tutto per il ‘Monster Among Men’. Anche qui stesso discorso: per i fan sauditi basta e avanza, ma per noi è decisamente poco. – voto: 5,5

7) per il WWE Championship: Kofi Kingston (c) v Dolph Ziggler – Dopo tanta negatività, finalmente un po’ di respiro grazie a un incontro che per lo meno è guardabile. Kofi e il caro vecchio Ziggler hanno dimostrato di saperci fare e di poter intrattenere. In vista del loro futuro scontro già annunciato a Stomping Grounds, hanno probabilmente preso le misure senza strafare, ma almeno l’hanno fatto regalando uno spettacolo più che dignitoso. C’è comunque la certezza che possono e devono dare di più. – voto: 6-

8) 50-Men Greatest Battle Royal – Ma se Super Show-Down in generale si era tenuto finora su un livello piuttosto bassino, è con il finale che tocca davvero il fondo. La Battle Royal a 50 uomini aveva solo uno scopo e l’ha raggiunto pienamente: generare confusione. Cosa c’è da commentare in un match dove se non vanno via i primi 35-40 non c’è lo spazio materiale per vedere nulla, che sia di tecnico o di narrativo? E poi gli interpreti? Jobber e midcarder a destra e a manca. Visti i presenti era scontatissimo che chi sarebbe arrivato fino in fondo sarebbero stati quei pochissimi degni di nota: Ricochet, Cesaro, Samoa Joe, The Miz, Ali. Eppure la WWE ha stupito tutti con la ‘leccata di culo’ della serata: far vince Mansoor, talento di NXT che non ha alcuno spazio nello stesso show giallo. Vittoria chiaramente politica per far contenti gli sceicchi che hanno investito su questi show dei bei soldoni. L’avremmo anche fatta passare se avessimo assistito a qualcosa di decente, ma qui di decente c’è stato poco o nulla. – voto: 3

9) The Undertaker v Goldberg – La ciliegina sulla torta. Avevamo paura di questo main event. Sì, perché, un Goldberg contro The Undertaker avrebbe creato hype qualche anno fa, quando avevamo ancora due atleti al top. Oggi no, oggi sono due icone in ‘pensione’ o quasi, palesemente fuori forma. E cosa succede se due fuori-forma, di oltre 50 anni ciascuno, lottano tra loro e in condizioni climatiche proibitive? Che ne viene fuori uno schifo. Ma la cosa più grave è un’altra. Passi per il pessimo match, che ce l’aspettavamo anche. Ma qui è stata messa a repentaglio la vita di Goldberg e Taker. Non la carriera, quella ormai è di fatto già chiusa e nessuno dei due deve più ottenere o dimostrare qualcosa a qualcuno. La vita. Quella è stata messa in pericolo. Il caldo, la forma fisica e altri fattori, hanno contribuito a tanti botch e i botch non hanno solo l’effetto di rendere più brutto lo spettacolo offerto. I botch di alcune mosse rischiano di mettere fine all’esistenza di qualcuno. Goldberg che atterra con la testa perché scivola dalle braccia del ‘Deadman’, mentre quest’ultimo esegue la Tombstone. Brividi. Taker che atterra malissimo sul collo quando ‘Da Man’ gli rifila il Jackhammer eseguito malissimo. Ancora brividi. La chiusura frettolosa, ma necessaria, con una Chokeslam, eseguita in modo pessimo. Mamma mia. Taker e Goldberg ridotti così fa male vederli, ma la colpa non è loro. La colpa è di chi per soldi sta volendo tutto questo. La WWE deve smetterla di spremere fino al midollo le sue leggende, ridicolizzandole e mettendo a rischio le loro vite. Alla fine non è successo niente, ma poteva realizzarsi una tragedia. Che lo capiscano una volta per tutte. E che lo capiscano anche le leggende, che magari dopo questo main event accetteranno con meno leggerezza i contrattoni offerti per questi show in Medio Oriente. – voto: 4

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Evento pessimo. Va bene espandere il proprio territorio, va bene andare oltre gli USA e aprirsi a nuovi mercati. Ma non così. Quello che è successo nel main event è qualcosa di vergognoso e di pericoloso. Atleti iconici costretti a lottare alla loro veneranda età e che hanno messo a rischio la loro vita. Per cosa poi? Per business, per soldi. Non è questo il nostro wrestling. E tralasciando l’increscioso main event, vogliamo parlare della media dei match? Il livello è basso nel booking, nel lottato, nella costruzione. Tutto sbagliato. Poco da salvare. Forse l’opener, non tanto per il match, ma almeno per la storia raccontata. Forse Dolph contro Kofi, che comunque sarà presto dimenticato. Ma è davvero poca roba. Anzi è il nulla cosmico. Evento negativo su tutti i fronti. – voto: 4

Di Mario Grasso

Ex giornalista, ora scrivo solo per passione su questo sito. Laureato in Giurisprudenza. Buyer presso Autostrade per l'Italia. Da sempre appassionato di wrestling, ho dato vita nel 2017 a WWEMania, in cui mi diletto in report e qualche editoriale, oltre che all'archivio storico di titoli ed eventi. Scegliere i miei preferiti di sempre è abbastanza dura, ma faccio 4 nomi: Hulk Hogan, The Undertaker, The Rock e Shawn Michaels. Ma anche tantissimi altri: Brock Lesnar, Chris Benoit, CM Punk, AJ Styles, Rey Mysterio, Goldberg, Sting, solo per dire qualche nome. Tra quelli di oggi senza dubbio Seth Rollins, Cody Rhodes e Roman Reigns