fbpx
Condividi

Siamo tornati, il sogno si è realizzato e vogliamo raccontarvelo, passo dopo passo. Per un fan di wrestling assistere a un’edizione di Wrestlemania dal vivo è il massimo che si possa chiedere. Figuratevi per chi, come chi vi sta scrivendo, ha visto la sua prima Wrestlemania in tv a soli 3 anni, il main event era Hulk Hogan contro Sgt Slaughter. Incredibile. Ma andiamo con ordine.

*****

Il pre-Mania
Arriviamo a New York, ospiti di un amico, il giovedì. A New York sono le 19, mentre in Italia è già l’una di notte del venerdì. Sfinimento totale tra fuso orario, controlli in aeroporto e spostamento per giungere a casa del mio amico, distante un’ora e più da lì. Ma alla fine una bella dormita e finalmente si parte.

Il venerdì newyorkese passa tra giri vari in città, senza dimenticare che la sera c’è NXT Take Over. Non ho acquistato il pacchetto completo, quindi anche Take Over lo guardo come al solito sul Network. Ma almeno stavolta, sebbene comunque non in diretta, almeno non è passata una mattinata, ma solo qualche ora. Quanto basta per apprezzare un grandissimo show (come al solito, ndr) e il fantastico main event tra Adam Cole e Johnny Gargano, che hanno tirato su uno spettacolo pazzesco.

Sabato di attesa tra giri turistici e qualche lettura di post sul web in merito alla cerimonia Hall of Fame, dove apprendo della tentata aggressione a Bret Hart. Ma ora ci siamo. E’ domenica, il giorno di Wrestlemania.

*****

‘The day’
La strada da fare è lunga e quindi intorno alle 15.30 partiamo alla volta del MetLife Stadium. Prendiamo un treno per il New Jersey, che dopo una lunga traversata di oltre un’ora ci porterà dritti allo stadio. Ci sono già tantissimi con t-shirt di atleti o celebrative dello show. Accesso allo stadio, davvero imponente, abbastanza rapido. Appena varco i tornelli la prima cosa che penso è “cazzo, sono dentro; cazzo, sono a Wrestlemania”.

Io e i miei amici, che non sono grandi fan di wrestling a dirla tutta, siamo dentro in tempo per il kick-off. Una bella scalata per arrivare al nostro settore, che è molto in alto. Visibilità non straordinaria. I match li dovrò vedere al maxischermo per capirci bene. Peccato, certo, ma lo sapevo già quando ho acquistato i biglietti. I criteri di scelta erano stati due: costo più basso e soprattutto meno costoso possibile per i miei due amici che mi accompagnavano ma che non essendo wrestling fan ne avrebbero fatto anche a meno. Quindi va bene così. Giusto un’affacciata per vedere l’incredibile panorama e lo stadio pieno, poi decidiamo di farci un giro al WWE Shop. Meglio ora che quando lo show sarà iniziato.

Buona parte del kick-off ce la perdiamo, ma era prevedibile. File chilometriche allo shop. Ne approfittiamo per qualche foto con tipi stravaganti vestiti come Bret Hart, come Macho Man Randy Savage o come Samoa Joe. Gente che urla cori a caso. I più gettonati sono ‘Adam Cole Bay Bay’, cori per Kofi Kingston e l’immancabile ‘New Day Rocks’, qualche ‘Becky Becky’, ma soprattutto l’iconico ‘Whoo’ di Ric Flair, ora di Charlotte. Apprendiamo della vittoria del titolo dei pesi leggeri di Tony Nese e di quella di Carmella nella Battle Royal femminile da un fan che era in fila con noi e guardava il tutto sul Network. Acquisto due t-shirt, una celebrativa e una di ‘The Man’ Becky Lynch, che decido di mettere subito addosso al posto della maglietta di The Undertaker. Maglia di Becky, cappellino di Rollins. Tanto per far capire da che parte starò durante la serata. Riusciamo a terminare il nostro giro quando è in corso la parte finale del match per i titoli di coppia di Raw. Giusto in tempo per esultare per la divertente e stravagante vittoria di Zack Ryder e Curt Hawkins, che interrompe la striscia di sconfitte conseutive fermandola a quota 269. Il primo match che vediamo per intero è, invece, la Andre The Giant Memorial Battle Royal. Nulla di che. Vince Strowman come previsto, dopo un segmento con i due speciali corrispondenti della serata Colin Jost e Michael Che, anche questo come previsto. Abbiamo scaldato i motori e ora diamoci dentro. Inizia ufficialmente Wrestlemania 35

*****

L’opener shock
‘America the Beautiful’ cantata dalla bravissima Yolanda Adams col pubblico tutto in piedi e un video di presentazione, danno il via allo show. Fuochi artificiali di rito ed ecco subito la musica della ‘Goddess’, il mio amore indiscusso tra le donne della WWE, Alexa Bliss. Lei è la presentatrice speciale e decide di farci subito una sorpresa. Risuona nell’arena la musica di Hulk Hogan. Ovazione clamorosa. Avrà fatto anche cazzate nel suo recente passato, ma la gente lo adora ancora. Never forget. Io esulto con tutto lo stadio. Se oggi guardo wrestling e scrivo di wrestling a quasi 31 anni è grazie a quest’uomo qui. Qualche catchphrase e tutto sembra effettivamente dover partire. Ma incredibilmente sbuca dal backstage un arrabbiatissimo Paul Heyman. La reazione quasi unanime è questa: “cazzo, non partiranno mica già col match per il titolo universale?”. E invece sì. Heyman annuncia l’ingresso di Brock Lesnar, prevalentemente fischiato. Poi entra Seth Rollins ed è ovazione per lui. Il pestaggio pre-match di Lesnar fa sicuramente effetto, ma mi fa temere allo squash. Ma se la sono studiata bene. La sequenza degli Stomp di Rollins dopo il Low Blow che cambia l’inerzia del match ci fa sobbalzare. Ogni stampata di faccia della ‘bestia’ è salutata da un ‘olè’ e la mia esultanza e quella del MetLife al pin finale è una liberazione. Ho amato Brock Lesnar, è tra i miei preferiti di sempre. Ma questa storia del titolo universale ostaggio di un part-timer latitante doveva finire e poi Seth Rollins se lo stramerita.

*****

La serata prosegue: è spettacolo
L’inizio bomba ha shockato tutti, ma siamo solo al via. Il secondo incontro vede in scena il mio preferito di oggi: AJ Styles. ‘The Phenomenal’ sfida Randy Orton in un incontro da cui mi aspetto molto. A dirla tutta le mie attese non sono totalmente rispettate. Match buono, ma dal mio AJ mi aspetto sempre qualcosa di più. Comunque rimango soddisfatto, sebbene con moderazione, dallo spettacolo offerto, ed esulto per una vittoria di Styles che francamente non mi aspettavo. Ero abbastanza sicuro che l’avrebbe spuntata ‘The Viper’. Tocca poi al Fatal Four Way per i titoli di coppia di SmackDown. Fighe le entrate dei bravissimi Ricochet e Aleister Black. Figo anche il match. A dir la verità dal vivo non l’ho apprezzato fino in fondo come quando l’ho rivisto. E’ stato certamente un gran bel match, ma lì per lì non ho gridato al miracolo. Stavo probabilmente rifiatando dopo l’emozionante opener e il match di Styles, che mi ha coinvolto forse più di quanto abbia coinvolto la maggior parte dei presenti, perché vissuto con l’animo del tifoso. Ma torno a sobbalzare dalla sedia con il Falls Count Anywhere match tra The Miz e Shane McMahon. Inizio ad avere seri dubbi sulla riuscita quando vedo che nel match si intromette l’impacciato padre di Miz. Temo nel match ‘cagata’, ma il prosieguo mi farà cambiare radicalmente idea. Il pestaggio nell’arena dell’ ‘A-Lister’ mi coinvolge minuto dopo minuto e quel Superplex dall’impalcatura l’ho adorato alla follia. A fine incontro dico ai miei amici: “Raga, questo per ora è il match della serata”. Mi sbaglierò perché non molto tempo dopo sarò piacevolmente smentito.

*****

Kofi-Mania is here
Il primo vero incontro ‘scassamaroni’ della serata è il Fatal Four Way per i titoli di coppia femminile. Classico incontro per far rifiatare la gente. Non è neanche male nel ritmo, ma non mi coinvolge più di tanto. Rimango comunque stupito, tutto sommato favorevolmente, dalla vittoria delle IIconics. Non per loro ma perché almeno la WWE ha saputo sorprendere con un esito non scontato. Ma l’attenzione è pronta a salire di nuovo col match successivo. Titolo WWE in palio. Daniel Bryan contro l’eroe della serata, Kofi Kingston. Fin dalla sua entrata, il membro del New Day, è tifatissimo. Ok Rollins, ok Becky, ma ragazzi, il tifo che ha avuto Kofi è stato qualcosa di impareggiabile. Match poi, perfetto. Gran lavoro di entrambi, gran storytelling, bella sequenza di mosse, interferenze esterne gestite benissimo, near falls e soprattutto, coinvolgimento incredibile del pubblico. La gente fa la differenza nella riuscita degli incontri, c’è poco da fare. Ogni pin di Kofi è scandito all’unisono, così come unanimi sono i sospiri di sollievo quando Kingston si salva dalle finisher di uno straordinario Daniel Bryan, autore di una prestazione eccellente. Ma la cosa più bella è l’ovazione al conto di tre, che incorona Kofi come WWE Champion. Momento epico. Match incredibile e un Wrestlemania Moment che sarà ricordato a lungo. E io ero lì. Non ho dubbi e non ne avrò più anche dopo: il match della serata è questo.

*****

Doppietta nostalgia: il ‘Doctor of Thunganomics’ e Batista contro Triple H
Con nella mente ancora impresso il grande momento di pochi minuti prima, passiamo già al match successivo. Risuona la musica di uno dei miei beniamini di sempre, Rey Mysterio. Va in scena il match per il titolo statunitense. Finisce subito. Giusto il tempo di vedere una 619, ma vince praticamente in quasi due minuti Samoa Joe. L’avevo previsto ma non credevo a un match-lampo. Forse l’infortunio di Rey ha fatto la differenza nella scrittura dell’incontro. Le luci, però, ora si spengono. E’ il momento dell’esibizione live di Elias. Il ‘Drifer’ è over come non mai. Nel settore alla mia sinistra gli dedicano anche una coreografia, dove con delle luci viene fuori il suo nome. Lui diverte con una stravagante jam session in cui lui suona sul ring la chitarra, mentre in video vanno in onda dei segmenti preregistrati in cui si esibisce sia al piano che alla batteria. Quindi annuncia a tutti di ‘stare zitti’ perché sta per iniziare l’esbizione del secolo, da lui tanto annunciata nelle settimane precedenti. Ma come al solito viene interrotto. Scorre uno strano video con immagini del passato di atleti dei New York Yankees. Il video finisce e…..incredibile, non ci credo. Nell’arena risuona ‘Word Life’, la vecchissima musica di ingresso di John Cena. E poi lui. Il 16 volte campione del mondo, che ritorna vestito come ai vecchi tempi, da rapper. Il resto è tutto prevedibile, ma incredibilmente emozionante: rap di scherno su Elias e chiusura con la AA, anzi la FU, come lui stesso la chiama poco prima. Un salto nel passato. Ma non è l’unico. Infatti subito dopo è il momento del No Holds Barred match tra Batista e Triple H con la carriera di ‘The Game’ in palio. Entrate spettacolari e partenza clamorosa. Impazzisco letteralmente quando vedo Triple H usare catene, tenaglie, pinze per colpire ‘The Animal’. La fase centrale, dalla reazione di Batista in poi, è vissuta con un po’ meno trasporto, visti i ritmi molto lenti, ma comunque è piacevole. Il finale torna sui livelli dell’inizio e mi diverto molto nel vedere le varie finisher e i vari colpi sui ringstep. Rimango soddisfatto. Gran bell’incontro e non me l’aspettavo. L’ultimo Triple H visto nel 2018 non mi lasciava ben sperare; Batista lontano da un ring dal 2014 mi lasciava sperare ancora meno. Ma la vecchia guardia sa sempre come smentire e l’ha fatto alla grande. Un incontro che tiene tranquillamente testa alle loro sfide del 2005 e a 50 anni ciascuno scusate se è poco.

*****

Un’oretta un po’ moscia
Fin qui direi tutto ottimo. Ma anche quando tutto va bene c’è qualcosa che deve andare storto. Anzitutto il tempo. Non piove, ma inizia a fare freschino. Poi i match successivi. I tre match che precedono il main event abbassano un po’ il livello di attenzione non solo mio, ma in generale. Eppure sulla carta ce ne sarebbe di carne al fuoco. Il ritorno a un match singolo di Roman Reigns, l’addio di Kurt Angle e Finn Balor in versione demone. Ma abbiamo pochi momenti di reale esaltazione. La sfida tra Reigns e Drew McIntyre forse non sarebbe neanche male, ma ho la seconda conferma che il pubblico fa la differenza in questa disciplina. Coinvolgimento pari a zero. I due che sembra che se le stiano dando per i fatti loro. Reigns vince quasi nell’indifferenza totale e con il solito booking che tanto l’ha fatto odiare in passato. Fortunatamente è durata poco. Poi il match di addio di Kurt Angle. Anche qui fortunatamente è durata poco e meglio così visto che il buon Kurt è decisamente appesantito. Non ci aspettavamo né che fosse realmente questo l’incontro né che vincesse Corbin. Anche la gente che urlava “Undertaker”, probabilmente la pensava come me. Comunque sentito applauso per una vecchia gloria come l’ ‘Olympic Hero’ quando saluta i fan. Quindi il match per il titolo intercontinentale tra Bobby Lashley e Finn Balor. Non sarebbe un granché, ma ha due elementi che lo rendono superiore ai due incontri precedenti: l’incredibile entrata di Finn in versione demone e la vittoria arrivata sì col solito quasi-squash a cui ci ha abituato l’irlandese nei rari casi in cui veste i panni del ‘Demon King’, ma con uno spot clamoroso come la Powerbomb su Lashley, che è il doppio di lui. Quello che serviva per ravvivarci in vista del main event.

*****

Il main event… tutti per Becky
Ci siamo, l’atto conclusivo sta arrivando. Resisto stoicamente nonostante il fresco che inizia a diventare sempre più freddo. Un elicottero sorvola il ring, dal maxischermo apprendiamo che dentro c’è Charlotte Flair, che si appropinqua all’arena camminando su un tappeto rosso steso dopo l’atterraggio. Poi l’annuncio dell’esibizione di Joan Jett, che con la sua band suona la musica di Ronda Rousey, che entrata fischiata dal pubblico. Fischi anche per Charlotte. Il tifo è tutto per la terza ad entrare, Becky Lynch. Sono tutti per ‘The Man’. Stanchi, infreddoliti, ma ci siamo. Incontro buonissimo. Grande sequenza di manovre da parte di tutte. Atlete molto brave a trovare sempre la via giusta per scuotere i fan con uno spot che tenga viva l’attenzione che, dopo 6 ore, può certamente calare. Becky la migliore in questo con il fantastico Leg Drop dal paletto mentre Ronda sta subendo la Figure Eight da Charlotte e quando, in una fase di stanca del match, va a prendere un tavolo sotto il ring. La sequenza finale con lo scontro tra Ronda e Becky sembra essere il preludio al gran finale di un ottimo incontro. E invece succede qualcosa di inatteso. Succede quello che molti speravano accadesse, ma non in questo modo. Succede che Becky Lynch con un Roll-Up improvviso vince il match e diventa campionessa femminile di entrambi i brand. Tutti lo desideravano e tutti esultano, me compreso. Ma dopo pochi secondi, mentre nell’arena risuona la theme della rossa irlandese e si sparano i fuochi d’artificio, io rimango un attimino perplesso. Deluso no. Sarebbe troppo, visto che in fin dei conti ha vinto chi volevo io e anche dopo un bel main event. Di certo il più bello delle ultime 4 Wrestlemania. Ma perplesso, quello sì. Non poteva essere scritta meglio la sequenza finale? Qualche minuto in più. Giusto per creare il clima giusto per arrivare al pin decisivo. Ma vabbè. E’ stato un gran match e me lo faccio bastare.

*****

Esperienza unica
Non rimango a lungo a tifare perché i miei amici, infreddoliti più di me, mi pressano per andare verso l’uscita. Scelta comunque infelice visto che la fila da fare per arrivare al treno sarà lunga oltre un’ora, con tanto di pioggia a peggiorare le condizioni della nostra attesa. Il viaggio verso casa sarà molto lungo e riusciremo a metterci nel letto non prima delle 4 di mattina. Ma va bene tutto. Si torna a casa con la consapevolezza di aver visto una bella Wrestlemania, prima di tutto. Sensazione, questa, che più o meno viene confermata anche da ciò che leggo su vari siti di wrestling. Bene o male siamo tutti concordi nel pensare che è stato un buonissimo event. La cosa mi solleva perché ho la prova che il mio giudizio positivo non è ‘drogato’ dalla gioia per avervi assitito dal vivo. Ma soprattutto torno a casa felice come non mai. Un sogno si è realizzato. Ho visto Wrestlemania dal vivo. Esperienza unica che consiglio a tutti. L’atmosfera, la gente, lo spettacolo. In una parola il ‘Grandest Stage of them All’. Da vedere, anzi, da vivere!

Di Mario Grasso

Ex giornalista, ora scrivo solo per passione su questo sito. Laureato in Giurisprudenza. Buyer presso Autostrade per l'Italia. Da sempre appassionato di wrestling, ho dato vita nel 2017 a WWEMania, in cui mi diletto in report e qualche editoriale, oltre che all'archivio storico di titoli ed eventi. Scegliere i miei preferiti di sempre è abbastanza dura, ma faccio 4 nomi: Hulk Hogan, The Undertaker, The Rock e Shawn Michaels. Ma anche tantissimi altri: Brock Lesnar, Chris Benoit, CM Punk, AJ Styles, Rey Mysterio, Goldberg, Sting, solo per dire qualche nome. Tra quelli di oggi senza dubbio Seth Rollins, Cody Rhodes e Roman Reigns