Una delle classifiche più attese è certamente quella per decretare chi sia stato il wrestler dell’anno. Prima di passare alla top 10 dal decimo al primo posto, però, eccovi qualche menzione d’onore. Premessa: a differenza del 2017, essendo i cruiserweight (o se preferite, pesi leggeri, ndr) quasi del tutto assenti a Raw e nei grandi eventi del main roster, abbiamo preferito considerarli come un mondo a parte. Quindi non stupitevi se un anno fa avevate in classifica Enzo Amore o Neville e quest’anno non vedrete un gran personaggio e gran wrestler come Buddy Murphy. Dicevamo delle menzioni d’onore del main roster. Certamente non possiamo non citare Kevin Owens, almeno fino all’infortunio, per il suo incredibile carisma, anche se non è da top 10 perché in questo 2018 non ha vinto nulla. Segnaliamo anche Elias, Dolph Ziggler, Dean Ambrose e Shinsuke Nakamura. Elias cresciuto tantissimo come personaggio, talmente amato da portare la dirigenza a programmare un turn face per lui. Ottimi i ritorni di Dolph Ziggler e Dean Ambrose, col primo che ha saputo ritagliarsi un ottimo spazio. E poi Shinsuke Nakamura. Anche quest’anno lo teniamo fuori dalla top 10. Eppure detiene un titolo e ha vinto la Royal Rumble. Il giapponese paga però due cose: da Wrestlemania in poi ha deluso nella sua faida con AJ Styles, dove solo a Money in the Bank ha tirato fuori un buon match, anche se ne abbiamo visti di migliori in carriera; e paga un regno praticamente abulico da campione statunitense, dove non ha mai inciso.
10) Ma ad aprire la top 10 c’è un veterano come Randy Orton. Dopo un 2018 a lunghi tratti anonimo, nella parte finale di anno ‘The Viper’ ha saputo rilanciare il suo personaggio, tornando quello di sempre. La dimostrazione che da heel rende decisamente meglio. Il suo Hell in a Cell match contro Jeff Hardy e i suoi promo cattivi e selvaggi ai danni dei beniamini del pubblico, su tutti Rey Mysterio, elevano il suo status. Da face è uno dei tanti e si perde nell’abbondanza di talenti del roster della WWE, ma da heel sa fare la differenza. Con questo personaggio può recitare, sebbene non sia più di primo pelo, ancora una parte importante nel prossimo 2019.
09) Samoa Joe entra nella nostra top 10 pur non avendo portato a casa nessun titolo. Lo fa grazie alla crescita del suo personaggio. Un heel provocatore, che attacca con forza alle spalle e che trae il lato più aggressivo dai suoi avversari, anche dai più corretti. ‘The Destroyer’ però viene penalizzato nella gestione. Si infortuna poco prima della Royal Rumble, rimanendo fuori da Wrestlemania. Torna e intraprende una faida con Roman Reigns, dove però ne esce sconfitto in un non indimenticabile match a Backlash. Poi passa all’assalto di AJ Styles. Faida bella, cattiva, con ottimi match, ma alla fine la spunta ‘The Phenomenal’. Da un certo punto di vista un peccato perché si rischia di affossare un ottimo personaggio come Joe. Se il distruttore alla fine non vince nulla, è lui a essere distrutto. Speriamo che la WWE faccia questa riflessione.
08) Dopo una parentesi, con tanto di titolo massimo, a NXT, lo scozzese Drew McIntyre fa finalmente il suo ritorno nel main roster e stavolta la musica sembra cambiata. La WWE sta puntando su di lui nelle vesti di monster heel e Drew sta ricambiando benissimo. Ottima la partnership con Dolph Ziggler, che lo ha visto detenere per qualche mese i titoli di coppia di Raw insieme allo ‘Show Off’. Interpreta benissimo il ruolo dell’omone grande e grosso senza paura, soprattutto quando deve andare contro Braun Strowman nel periodo appena precedente e appena successivo alle Survivor Series. Per lui si prevede un grande 2019.
07) Un anno fa sembravamo pronti al suo push definitivo. E invece il destino ha giocato un brutto scherzo al terzo classificato della nostra classifica: Roman Reigns. Il ‘Big Dog’ parte da campione intercontinentale, poi perde il titolo da The Miz poco prima della Royal Rumble, ma inizia una corsa ben più importante: quella al titolo universale di Brock Lesnar. Sfiora la vittoria nella rissa reale, ma diventa primo sfidante vincendo l’Elimination Chamber. Per il quarto anno consecutivo è nel main event di Wrestlemania, ma a sorpresa vince Brock Lesnar. Non si ferma, però, la rincorsa. Roman conquista vittorie importanti: quella ‘morale’ nella rivincita contro Brock Lesnar in uno Steel Cage match a Greatest Royal Rumble; quella contro Samoa Joe a Backlash; ma anche quella su Bobby Lashley che lo lancia ancora come sfidante ufficiale di Brock Lesnar, stavolta a Summerslam. Proprio al ‘Biggest Party of Summer’ corona il sogno e diventa campione universale. Funziona anche bene con la formula del ‘fighting champion’. Conduce una bella faida con al suo fianco gli amici dello Shield contro Braun Strowman, Dolph Ziggler e Drew McIntyre. Ma la malasorte lo batte. In uno shockante discorso a Raw annuncia il suo ritiro (almeno per ora, ndr) a causa del ritorno della leucemia che aveva contratto a 22 anni. Se ne va sul più bello e la sua mancanza si sente già.
06) In costante crescita, ormai una sicurezza e una colonna portante della WWE. Stiamo parlando di The Miz, che si inserisce anche quest’anno nella top 10. Volendo trovare un limite potremmo dire che tolto l’inizio da campione intercontinentale, il suo anno non è stato, a differenza di quello passato, costellato da cinture. Eppure l’ ‘Awesome One’ ha dimostrato di essere una stella di primissimo livello. Al microfono è senza dubbio il migliore in circolazione oggi e anche nelle prestazioni in-ring fa notare un deciso miglioramento. La compagnia dovrebbe premiarlo con un titolo mondiale, o quantomeno dandogli una title-shot. Ormai è una certezza, inutile nasconderlo.
05) Potrà far discutere quanto volete, ma Brock Lesnar rimane un’attrazione con pochissimi rivali e non può non rientrare nella nostra top 10, esattamente come un anno fa. Latita ma quando c’è fa sentire la sua presenza. Vince la sfida contro i giganti Strowman e Kane alla Royal Rumble, vince il main event di Wrestlemania contro Roman Reigns e prosegue nel suo lungo e “non combattuto” regno da campione universale. Termina il suo regno a Summerslam, ma appare a sorpresa a Hell in a Cell a interrompere la sfida tra Roman Reigns e Braun Strowman. Poi, una volta ritiratosi Reigns, va a riprendersi ciò che era suo, battendo in uno squash senza appello Braun Strowman e contribuendo al grande spettacolo contro Daniel Bryan alle Survivor Series. Pochi incontri, ma che inevitabilmente fanno parlare di lui. ‘The Beast’ è sempre ‘The Beast’.
04) A ridosso del podio inseriamo Braun Strowman. Altro ottimo anno per lui, ma a conti fatti anche quest’anno da incompiuto. Recita la parte del gigante distruttore e dominante, ma sia da face che da heel fallisce sempre quando è a un passo dal grande traguardo. Lotta per il titolo universale alla Rumble, ma perde, sebbene in modo “tutelato” perché il pin decisivo di Lesnar è su Kane e non su di lui. Elimina tutti nell’Elimination Chamber, tranne l’ultimo rimasto, ossia Roman Reigns, fallendo l’appuntamento con la title-shot per il titolo universale. A Wrestlemania si riduce a un ruolo da supereroe, diventando campione di coppia per un giorno insieme a un bambino. Vince l’inutile Greatest Royal Rumble, di cui tutti già non parlano più il giorno dopo. Vince il Money in the Bank e lo incassa in modo pulito, dopo qualche tentativo andato a vuoto. Ma nello HIAC match contro Roman Reigns finisce in no contest e addio titolo universale anche stavolta. Ha la grande occasione a Crown Jewel, ma viene squashato da Brock Lesnar, fallendo ancora l’appuntamento col titolo universale. Poi si risolleva conducendo il team di Raw alla vittoria alle Survivor Series eliminandone quattro su cinque e in pochissimi minuti. E’ in un limbo, dal quale dovrà cercare di uscire. Che è un gran personaggio l’abbiamo capito. Ma ora deve essere anche vincente. Un omone grande e grosso che non vince neanche una cintura è poco credibile. Speriamo se ne accorgano ai vertici della WWE.
03) Ha emozionato tutti quando è tornato sul ring a Wrestlemania e ora eccolo qui, in una nuova veste da heel e da campione WWE: Daniel Bryan. L’ ‘American Dragon’ alla fine ce l’ha fatta: dopo anni di test medici è riuscito ad avere l’ok per tornare a combattere dopo ben tre anni di stop forzato e l’ha ottenuto a pochi giorni da Wrestlemania. Fantastico vederlo tornare a lottare, anche se, a causa anche dei feud di poco conto con avversari di poco conto, la sua gestione almeno fino alla fine di agosto è stata discutibile. Poi il cambio di rotta quando si è deciso di far definitivamente riaffiorare la faida col rivale storico The Miz, che ha visto un grandissimo match in quel di Summerslam e successivi nuovi confronti tra i due. Poi viene lanciato quasi dal nulla nel giro titolato e batte nientemeno che AJ Styles alla vigilia delle Survivor Series, diventando campione WWE quattro anni dopo l’ultima volta e tornando dopo tantissimi anni nelle vesti di ‘heel’. Una rispolverata al personaggio che ci voleva e che sta riuscendo benissimo. E poi il match contro Lesnar alle Survivor Series? Spettacolo assoluto. E se non vi basta allora guardatevi il grandissimo match di TLC contro AJ Styles, quanto di meglio possa chiedere un qualunque fan di wrestling. Daniel Bryan è tornato: Yes Yes Yes.
02) Medaglia d’argento è per Seth Rollins. Atleta incredibile, che in questo 2018 si è reso protagonista di prestazioni favolose. Qualità incredibile la sua. Fin dalla Royal Rumble fa benissimo. Mette il record di permanenza sul ring in un solo match con i 70 minuti nel Gauntlet match andato in scena a Raw prima di Elimination Chamber. Vince il titolo intercontinentale, che detiene a lungo, perdendolo e riconquistandolo poi contro Dolph Ziggler, contro cui mette in scena vari grandissimi incontri. Davvero pochissimi i colpi a vuoto del ‘Kingslayer’, che non conduceva un anno così bello nel rendimento dei suoi match da quel fantastico 2015 che lo vide in gran parte detenere il titolo WWE. Un peccato che non abbia mai avuto neanche una chance per il titolo universale, ma è certamente sulla strada giusta. Uno come lui non può rimanere fuori da giri titolati così importanti.
01) Il primo posto non può che essere quello del ‘Phenomenal One’ AJ Styles. Un anno fa l’abbiamo sacrificato in favore di Roman Reigns, facendo un ragionamento non basato sulle prestazioni in-ring, ma sull’importanza delle vittorie ottenute. Quest’anno se dovessimo basarci solo sulle prestazioni se la giocherebbe con Seth Rollins, ma gli rendiamo ciò che gli abbiamo tolto un anno fa. E poi c’è un elemento che non può non risaltare. Un regno da campione WWE da record. Un totale di 371 giorni. Come lo storico regno di una leggenda come ‘Macho Man’ Randy Savage tra il 1988 e il 1989. Come i più grandi di sempre: ottavo regno da campione WWE più lungo di sempre; il terzo più lungo dell’era moderna tra i campioni WWE. Meglio di lui nell’era moderna solo il secondo di CM Punk e il terzo regno di John Cena. Regno retto da due grandi faide: quella con Nakamura prima e quella con Samoa Joe poi. E poi il duello con Daniel Bryan, che ha riservato grandi sfide. Volendo trovare il pelo nell’uovo, potremmo dire che AJ Styles non è stato quasi mai nel main event di uno special event, nonostante ci fosse sempre arrivato da campione. Non è un particolare di poco conto, ma è una scelta della compagnia. Opinabile visto il grande impegno e l’ottima riuscita sia nei promo che in ring di AJ. E’ in WWE da pochi anni, ma ormai è già una leggenda. Difficilmente il WWE Universe si dimenticherà di lui.