Ci siamo. Martedì notte la WWE non ci terrà compagnia con il consueto appuntamento con SD Live, ma lo farà in modo speciale. Infatti lo ‘show blu’ della compagnia, il contraltare di Raw, giungerà alla sua puntata numero 1000. Un viaggio iniziato a metà del 1999, nel pieno della Attitude Era e della ‘monday night war’ con la rivale WCW. Da allora molte cose sono cambiate e il secondo evento televisivo della compagnia dei McMahon ne ha fatta davvero molta di strada. In questo articolo vogliamo, molto brevemente, ripercorrere soprattutto quelle che sono state le superstar simbolo di questo show.
The Rock: “laying the smackdown”. E non possiamo che iniziare da lui, The Rock. Tutto inizia il 29 aprile 1999. La compagnia si chiama ancora con lo storico nome di WWF ed è in piena guerra con la WCW. Una guerra che si sta risolvendo favorevolmente dopo le fatiche dei primi anni. La WCW inizia ormai a essere l’ombra di sé stessa, mentre la WWF con la Attitude Era e personaggi come Stone Cold Steve Austin e The Rock, oltre che gli emergenti Kane e Triple H e il veterano The Undertaker, sta letteralmente spopolando, riprendendosi il primato perso tra la metà del 1997 e la fine del 1998. SmackDown rappresenta forse il colpo di grazia. Se Raw e Monday Nitro si fanno la guerra in diretta il lunedì sera, SmackDown nasce per contrastare Thunder, il secondo show della WCW, quello che viene registrato il martedì per andare in onda il giovedì. Ed è così anche per SD, che addirittura finisce per andare così bene da costringere la WCW a spostare Thunder al mercoledì per recuperare ascolti. Quella del 29 aprile ’99 è una puntata speciale, che anticipa quello che dal 26 agosto dello stesso anno diventerà un appuntamento settimanale fisso. Sì, ma non dovevamo parlare di The Rock? Certo. Il 1999 è l’anno in cui The Rock, da heel inizia letteralmente a essere acclamato dal popolo, finendo per trasformarsi in un grandissimo face, diventando il ‘People’s Champion’. Diventa famoso non solo per le gesta sul ring, ma anche per il suo carisma, la sua teatralità e le sue catchphrase, tra cui una in particolare: “Laying the smackdown”, ossia “dando il colpo decisivo (colpo di grazia, colpo del ko, per intenderci, ndr). Non c’è in quel periodo divisione di brand. Chi è a Raw appare anche a SmackDown. Eppure se Stone Cold Steve Austin si fa notare soprattutto a Raw nella sua eterna faida con Mr McMahon, SmackDown diventa lo show di The Rock, che lo identifica fin da subito come il suo show anche nei promo. Fino al 2001, anno della Invasion, è difficile non identificare lo show blu con ‘The Great One’.
Gli anni d’oro: Kurt Angle e Brock Lesnar. Gli anni passano, ma se c’è un momento in cui SmackDown si caratterizza e in cui inizia seriamente ad avere degli atleti rappresentativi, quello è la Brand Extension del 2002. I roster vengono divisi e lo saranno fino al 2011. Gli atleti di SmackDown appaiono solo in quello show e finiscono per diventarne dei simboli. Ancor di più per noi in Italia dove, sebbene la tv a pagamento trasmette tutto (ancora oggi, ndr), la tv in chiaro per un quinquennio trasmette solo ed esclusivamente il secondo show della WWE. Impossibile tra il 2002 e il 2007 non sentire un bambino delle elementari o un ragazzino delle scuole medie o addirittura un liceale, non nominare almeno uno di quei personaggi. Sono gli anni di Kurt Angle e Brock Lesnar, che dominano la scena a suon di grandiosi incontri. Come dimenticare quando Brock fa collassare il ring con un Suplex su Big Show, oppure l’epico Iron Man match proprio tra ‘The Next Big Thing’ e ‘The Olympic Hero’? In quegli stessi anni molti adorano anche un certo Chris Benoit. Sarà la causa dell’allontanamento dei media, almeno quelli italiani, dal wrestling per un suo futuro gesto scriteriato, ma sul ring il ‘tagliagole canadese’ fa innamorare perché è tecnico come pochi e si batte come un leone, dando l’anima. Saluterà qualche anno dopo perché passerà a Raw quando, dopo aver vinto la Royal Rumble del 2004, sceglierà di lottare non per il titolo WWE di Brock Lesnar, bensì per quello mondiale pesi massimi di Triple H, che è però nell’altro roster.
Eddie, Rey e John Cena. E poi c’è lui: The Undertaker. Quindi arriva il momento di Eddie Guerrero. Il messicano tecnico, ma anche furbo, che entra subito nei cuori della gente. Di pari passo sboccia anche l’astro nascente di John Cena, ancora nei panni del rapper, che si fa amare dal pubblico e rapidamente scala i gradini del successo. Eppure i beniamini del pubblico sono tre. C’è anche un piccoletto che fa emozionare per le sue manovre acrobatiche e che tiene testa anche ai colossi, il suo nome è Rey Mysterio. I tre di pari passo avanzano. Rey Mysterio inizia la scalata a suon di titoli e vittorie emozionanti. John Cena diventa campione statunitense. Eddie Guerrero diventa il campione WWE e inizia un feud con Kurt Angle. La metà del 2004 è l’anno chiave: il regno di Eddie finisce per mano di un heel molto particolare, pessimo sul ring ma ottimo personaggio, JBL; dall’altra parte torna e lo fa in versione ‘Deadman’ nientemeno che The Undertaker, che diventa un simbolo. Dopo gli anni da biker, Mark Calloway torna a interpretare la gimmick che lo ha reso famoso e funziona maledettamente bene. Se Undertaker vince e convince, mentre Eddie e Rey pur rimanendo degli idoli sembrano avere un calo, è John Cena a diventare un’autentica icona. A Wrestlemania 21 diventa campione WWE per la prima volta e viene osannato come poche volte accadrà in futuro.
Fermi tutti… arriva Batista. A metà del 2005, infatti, John saluta SD per spostarsi col titolo a Raw, dove costruirà gran parte della sua carriera. A SD arrivano nuove stelle. Torna Chris Benoit, arriva Randy Orton dopo aver trascorso un ottimo periodo di debutto a Raw nella Evolution. Ma soprattutto arriva il campione mondiale pesi massimi, Batista. Un anno prima è approdato a Raw anche Edge. Il 2005 è l’anno di Randy Orton, che nella sfida tra brand fa trionfare SmackDown alle Survivor Series, nel match a squadre e viene festeggiato da tutto il roster. Poi la prima tragedia: il suicidio di Eddie Guerrero, che fa scoppiare in lacrime molti. Quindi l’ascesa di Rey Mysterio, che spinto dal ricordo dell’amico Eddie, va a vincere il titolo mondiale pesi massimi, lui che peso massimo non è. Poi il fantastico 2007, saranno protagonisti di un’incredibile feud a tre. Si parte con Batista e The Undertaker, col ‘Deadman’ che diventa campione; poi la storica impresa di Edge, che vince un match contro Mr Kennedy con in palio la ‘briefcase’ del Money in the Bank di quest’ultimo e poi va a incassare proprio su Taker. Il ritorno da campione di Batista, l’intrusione di Edge nell’Hell in a Cell tra ‘The Animal’ e Undertaker, quindi la conquista del titolo della ‘Rated-R Superstar’ e il feud incredibile con Undertaker nel 2008. Ma l’anno precedente, il 2007, è stato anche l’anno della tragedia di Chris Benoit. Omicidio della moglie e del figlio portatore di handicap e successivo suicidio; la notizia fa il giro del mondo e l’opinione pubblica perbenista cavalca il momento per sparare a zero sul wrestling. In Italia il momento d’oro finisce qui. Ma, come detto, la WWE e SmackDown non si fermano e continuano a regalare emozioni con i loro protagonisti.
Gli anni seguenti vedono la Brand Extension prolungarsi fino al 2011, ma il calo di popolarità dovuto alla tragedia Benoit e una certa esigenza di rinnovamento, portano a non avere in questa fase un chiaro riferimento in termini di superstar portabandiera di questo show. Stesso dicasi dopo, quando la brand extension termina. Certo sono gli anni di CM Punk, ma è più a Raw che si costruiscono le storie, con SmackDown a fare semplicemente da show di richiamo.
The house of AJ Styles built. La vera nuova svolta è la seconda Brand Extension. Quella del 2016. Torna la divisione dei roster e tornano i simboli. Veterani come John Cena (che qualche tempo dopo farà il part-timer, ma principalmente a Raw, ndr) o Randy Orton sono lì a tenere alto l’onore di questo show, che per lunghi tratti, ancora oggi, si rivela migliore e più godibile di Raw. Ma se c’è un uomo che più di ogni altro identifica SmackDown oggi, quello non può che essere lui: AJ Styles. ‘The Phenomenal’, arrivato in WWE in tarda età dopo una gloriosa carriera nelle principali promotion alternative come la ROH, la TNA e la NJPW. Lui che viene draftato a SD Live (perché dal 2016 va in onda in diretta, ndr) e che fa di questo show quella che è la ‘house that AJ Styles built” (la casa che AJ Styles ha costruito, ndr). Ne diventa simbolo a tal punto che, dopo un primo giro titolato da campione WWE per 140 giorni tra fine 2016 e inizio 2017, diventa ancora campione WWE nel novembre 2017 e lo è ancora oggi, sfondando quasi il tetto dei 365 giorni consecutivi di regno, come i più grandi. Il vero simbolo della New Era. Un campione come pochi, di cui ogni fan di wrestling dovrebbe essere fiero di ammirarne le gesta. Sì. Se The Rock rappresenta l’inizio di tutto, se The Undertaker viene subito dopo e se i vari Guerrero, Mysterio, Angle, il primo Lesnar e il primo Cena si sono ritagliati un ottimo spazio nella storia di SmackDown, AJ Styles è il simbolo di questo show oggi. L’uomo che ti fa sperare che questo show continui ancora. Almeno per altre mille puntate. Auguri SmackDown!