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Sunlife Stadium di Miami, 1 aprile 2012, Wrestlemania XXVIII deve ancora arrivare al main event, eppure si è appena concluso qualcosa che è più di un match: è terminata un’era. La streak di Undertaker allo ‘Showcase of Immortals’ prosegue e va sul 20-0 (due anni dopo finirà, ndr); neanche stavolta Triple H ce l’ha fatta; neanche in un cruento Hell in a Cell match, tra i più belli ed epici di sempre; neanche con l’ausilio dell’amico di sempre Shawn Michaels nelle vesti di arbitro speciale. Tutto perfetto: la storia, il match, la disperazione di ‘HBK’ che aiuta ‘The Game’ a vincere e si mostra a metà tra l’incredulo e l’impaurito quando vede che ogni tentantivo va a vuoto, per poi contare lentamente e inesorabilmente la sconfitta del suo amico Hunter. L’abbraccio finale dei tre protagonisti, che lasciano insieme la scena tra gli applausi del pubblico in estasi per aver assistito a uno degli incontri più belli della storia della WWE. Ma nel wrestling di oggi, sempre più macchina da soldi, nulla è concluso, nulla è definitivo. Accade, infatti, che un bel giorno del 2018, ben sei anni dopo, viene annunciato un nuovo match tra Undertaker e Triple H. Last Time Ever, si dice. Ci sarà da crederci o no? Il problema, almeno oggi, non è neanche questo. La domanda è: a cosa stiamo andando incontro? Abbiamo provato ad analizzare realisticamente la prossima grande sfida di Super Show Down, guardando i lati positivi della mossa e i rischi.

Pro. Inevitabilmente le vecchie glorie attirano sempre. Magari farle lottare sistematicamente ancora oggi può stancare, ma riproporle per grandi eventi, destinati a un pubblico meno di nicchia, fa sempre il suo effetto. A Wrestlemania ci sta di riportare Undertaker per metterlo contro John Cena, anche se poi di fatto è stato più un angle che un match. A Greatest Royal Rumble in Arabia ci stanno il ritorno ancora del ‘Deadman’ e di varie vecchie glorie per la rissa reale a 50 uomini finale. Così anche per il prossimo show in Australia. Quale evento migliore, fuori dagli States, lontano dal pubblico esigente americano, per riportare sul ring due vecchi rivali? In termini di business il ragionamento non fa una piega. Sarà boom di incassi. Anche chi ha seguito il wrestling senza troppo impegno conosce questi due nomi e magari potrebbe spendere un po’ dei suoi soldi e del suo tempo libero per rivederli in azione. Insomma, per le finanze è una grande mossa.

Contro. Ci sono tante altre cose che non vanno, però. Alcune sono rischi, altre sono certezze. Il rischio è senza dubbio la tenuta dei due. Triple H fisicamente sta bene, quando chiamato in causa di recente ha fatto vedere buone cose. Certo, non sempre, ma comunque ci siamo: a Wrestlemania 33 diede vita a un buon match contro Seth Rollins, alle Survivor Series dell’anno scorso si è ben comportato, molto bene anche nel Mixed Tag Team match di Wrestlemania di quest’anno, un po’ meno contro John Cena nell’opener di Greatest Royal Rumble. Ma comunque ‘The Game’ is not over. Il problema, semmai, è The Undertaker. Il ‘Phenom’ da tempo non è più quello di prima: si può dire che nelle ultime uscite contro Cena e Rusev è sembrato migliore rispetto a un anno fa contro Reigns nel main event di Wrestlemania 33, ma onestamente non ci voleva molto. La realtà è che quell’Undertaker non c’è e probabilmente non ci sarà più. Secondo alcuni doveva ritirarsi davvero dopo la sconfitta contro Reigns; secondo altri addirittura dopo la fine della streak; secondo altri ancora doveva dire basta già con l’End of an Era. Già. L’End of an Era: che di fatto non lo è stato. Doveva essere la fine di un’epoca, l’epilogo era stato quello giusto. Viene tutto vanificato per soldi e col serio rischio di rovinare quel magico e drammatico momento con un match che, per ovvi motivi fisici e anagrafici dei contendenti, non promette nulla di buono. Perché è a questo che stiamo andando incontro.

Poi, certo, la storia ci trascinerà e forse lo sta già facendo. Almeno in questo il booking team sta provando a metterci una pezza costruendo almeno una storyline con un certo senso. Ma la realtà è che quella notte di Miami fu indimenticabile anche per quel match e quell’epilogo. Guarderemo tutto, ce lo faremo scivolare addosso, forse lo giustificheremo anche, ma la magia di quel momento, almeno in parte, a Super Show Down sarà rovinata.

Di Mario Grasso

Ex giornalista, ora scrivo solo per passione su questo sito. Laureato in Giurisprudenza. Buyer presso Autostrade per l'Italia. Da sempre appassionato di wrestling, ho dato vita nel 2017 a WWEMania, in cui mi diletto in report e qualche editoriale, oltre che all'archivio storico di titoli ed eventi. Scegliere i miei preferiti di sempre è abbastanza dura, ma faccio 4 nomi: Hulk Hogan, The Undertaker, The Rock e Shawn Michaels. Ma anche tantissimi altri: Brock Lesnar, Chris Benoit, CM Punk, AJ Styles, Rey Mysterio, Goldberg, Sting, solo per dire qualche nome. Tra quelli di oggi senza dubbio Seth Rollins, Cody Rhodes e Roman Reigns