Se non si chiamasse espressamente Hell in a Cell il giudizio andrebbe ben oltre la sufficienza. Ma purtroppo è un evento a tema e negli eventi a tema sono i match che danno il nome all’evento a dover essere necessariamente positivi. Uno è riuscito nell’intento di intrattenere e rendersi godibile (anzi più che godibile, ndr). L’altro no; per evidenti errori di gestione, ma comunque no. Peccato perché, al netto di qualche delusione (vedi AJ Styles contro Samoa Joe, ndr) non è stato affatto un brutto evento.
Siamo andati molto bene nei pronostici. Abbiamo praticamente indovinato tutto o quasi. Sei su otto lo score finale. Abbiamo toppato sul Mixed Tag Team match e sul main event, dove il no contest non l’avevamo previsto, ma abbiamo comunque visto giusto sul fatto che l’incasso di Strowman non sarebbe andato a buon fine. Ma ora analizziamo tutta la card.
1) Hell in a Cell match : Jeff Hardy v Randy Orton – Signori che apertura. La tecnica lasciamola da parte, qui si punta tutto sulla violenza, con tratti di sadismo. Orton in versione heel è dieci volte superiore alla versione face vista per tutto il 2017 e parte del 2018. Jeff non si è mai risparmiato. Subisce colpi con la scala, si fa distruggere il lobo dell’orecchio con un cacciavite e si becca un bump clamoroso dalla cima della gabbia. Alla faccia del vecchio, fuori forma, che non rischia più. Il ‘Charismatic Enigma’ dimostra di saperci ancora fare in questi match estremi. Di diritto tra gli Hell in a Cell match più belli di sempre. Di certo tra i più belli dell’ultimo quinquennio. Bravo Randy, sensazionale Jeff. – voto: 8+
2) per il WWE SD Women’s Championship : Charlotte Flair (c) v Becky Lynch – Parlando del lottato, forse il match più bello della serata è certamente questo. Prima parte molto tecnica, seconda incentrata sui near falls. Bravissime entrambe. Due atlete davvero brave, che hanno saputo interpretare la sfida nel modo giusto. E poi l’epilogo: Becky Lynch che finalmente diventa campionessa dopo due anni di ottime prestazioni e tanti, troppi, job concessi. Finalmente ottiene ciò che si merita. Ora vedremo quanto durerà e quanto saprà rendere onore alla sua cintura. Bello anche il post-match con Charlotte che prova a mettere da parte tutto e tende la mano all’irlandese, che però ormai ha scelto il suo percorso: rifiuta e lascia sola sul ring una ‘Queen’ sconfitta ma che ora medita la sua vendetta. Ottima storia, ottimo match. – voto: 7,5
3) per il Raw Tag Team Championship : Dolph Ziggler/Drew McIntyre (c) v Seth Rollins/Dean Ambrose – Rispetto ai primi due incontri, forse è leggermente indietro, però la sequenza finale è da vedere e rivedere. Ritmo alto, capovolgimenti di fronte continui, near falls da una parte e dall’altra e la chiusura con Rollins che subisce una finisher mentre sta realizzando la sua. Fantastico. Con un finale a cinque stelle i quattro protagonisti hanno innalzato il livello di un incontro fino a quel momento poco più che sufficiente. E poi ragazzi, Rollins è una garanzia. Dove c’è lui non si sbaglia mai. – voto: 7,5
4) per il WWE Championship : AJ Styles (c) v Samoa Joe – Delusione. Unica parola per descrivere un incontro normale tra due atleti che sanno regalare ben altro quando vengono a contatto, come accaduto a Summerslam. Il finale e la vittoria di rapina di AJ Styles alzano il livello generale della contesa e garantiscono almeno la sufficienza. Ma il ritmo e le emozioni non sono state affatto all’altezza del potenziale del ‘Phenomenal One’ e della ‘Submission Machine’. Netto passo indietro rispetto a Summerslam. A Super Show Down ci aspettiamo di più. Molto di più. – voto: 6+
5) Mixed Tag Team match : Daniel Bryan/Brie Bella v The Miz/Maryse – Poca roba. Non ci aspettavamo nulla e nulla abbiamo avuto. Solo un incontro fatto di spot per puro intrattenimento, senza mai regalare emozioni vere che pure due performer come Bryan e Miz sanno fare. Sicuramente è stato solo un passaggio di un feud che regalerà presto, molto presto, altri pezzi forti. Ma limitiamoci a quello che abbiamo visto a Hell in a Cell ed è oggettivamente mediocre. – voto: 5
6) per il WWE Raw Women’s Championship : Ronda Rousey (c) v Alexa Bliss – Il livello si rialza, senza far gridare al miracolo, ma comunque bene. Non è stato uno squash come a Summerslam, ma una sorta di coerenza c’è. Alexa dimostra di non essere arrendevole e che se vuole sa dire la sua anche contro la più forte Ronda, attaccandola all’addome, dove l’aveva colpita e indebolita nelle scorse settimane. Ronda che soffre più del previsto, ma che fa capire che può vincere quando vuole, cambiando espressione e ribaltando in pochi istanti l’inerzia del match quando è arrivato il momento di dire basta al momento della ‘Goddess’. Non un incontro da raccontare ai posteri, ma ci siamo. – voto: 6,5
7) Hell in a Cell match per il WWE Universal Championship [incasso del MITB/Mick Foley arbitro speciale] : Roman Reigns (c) v Braun Strowman – Su ciò che accade prima delle interferenze si può anche discutere. Ritmo lento e poca tecnica? Lottavano due big men, non certo due high flyers; quindi va bene. Mick Foley poco coinvolto? Era solo una presenza spot, non può subire colpi e prendere bump, ci sta; quindi va bene. Il pubblico spesso sembrava poco partecipe? Problemi loro, ormai si sa che con Reigns partono prevenuti, quindi non diamoci peso; quindi va bene. Ma le interferenze? No, quelle no. Non perché non vadano bene, anzi in chiave storyline che intervengano lo Shield in soccorso di Reigns e i ‘Dogs of War’ in soccorso di Strowman è giusto. Ma perché prolungare così tanto l’interferenza? Non entrano mai in contatto con i reali contendenti, che rimangono tramortiti per troppo tempo, manco avessero subito una tegola in testa. Belli i voli e lo scambio di colpi sulla cima della gabbia. Ma non sono loro i protagonisti. Hanno rubato la scena. In tutto questo arriva anche Brock Lesnar. Va bene anche qui, bella la storia dell’ex campione che non si arrende e attacca il nuovo campione e il nuovo sfidante. Ma il no contest no. Sono grandi e grossi e in passato hanno resistito a molte F5 di Lesnar. Possono mai essere out dopo una F5 a testa? Poca coerenza e finale mal gestito. Certo, lo si fa per “coprire” Strowman, che avrebbe dovuto fallire l’incasso ma non venendo schienato. Però che brutta roba, lasciatecelo dire. – voto: 5,5
Giudizio complessivo: come detto in apertura, in un evento a tema i match a tema devono essere indovinati perché sono quelli che fanno la differenza. A nostro giudizio uno show mediocre nel complesso, ma con match a tema ben fatti e che centrano il tema dello show, innalzano il voto. Al contrario, uno show buono ma con match a tema scarsi, al massimo può arrivare a una sufficienza. Almeno è il nostro modo di giudicare gli special event che hanno un tema preciso. Qui si parla di Hell in a Cell match e ce n’erano due. Il primo è stato spettacolare e intenso, candidato di diritto a entrare nella top 10 dei match dell’anno. Ma il secondo, main event tra l’altro, no. Ha deluso. Le prime che arrivano addirittura a mettere da parte i due protagonisti reali della serata e un finale insensato. Uno su due, dunque. Il resto va anche bene, salva qualche eccezione, ma il tema è stato centrato solo a metà. Più di una sufficienza, magari anche con qualche “+” vicino non si può andare. Se non fosse stato Hell in a Cell il nome, magari saremmo arrivati anche a un 7, perché tutto sommato il voto reale dell’evento sarebbe quello. Ma, ripetiamo, il tema per uno show a tema è la cosa fondamentale. Se sbagli totalmente o parzialmente quello il voto deve necessariamente calare. Diamo mezzo punto in più della sufficienza solo perché il 6 è stato dato ad eventi oggettivamente inferiori a questo che comunque nel complesso è stato uno show godibilissimo – voto: 6,5