Prima di John Cena, prima di The Rock e Stone Cold Steve Austin, prima di The Undertaker, prima anche di Hulk Hogan, prima del prima, prima che tutto diventasse mainstream, il wrestling era sinonimo di Bruno Sammartino. Qualcuno più informato lo conosce, altri, soprattutto i casual fans, non ne ha mai sentito parlare, ma il primo e probabilmente il più grande campione mondiale di sempre della WWE era italiano.
Bruno Sammartino c’ha lasciato e c’ha lasciato quello che forse è il primo grande esempio di ‘babyface’ nella storia della compagnia. Grande, grosso, massiccio, ma dal volto buono e dal cuore grande. Subito il nostro Bruno, emigrato a Pittsburgh quindicenne dalla piccola Pizzoferrato in Abruzzo, entra nei cuori dei fan. E’ un tempo assai diverso rispetto a oggi per il wrestling. La WWE si è appena distaccata dal circuito della NWA per volere di Vince McMahon Sr. e si chiama ancora WWWF. Inizia a costruirsi una fama, ma ha bisogno di un volto che identifichi i fan e la compagnia stessa. E’ il 17 maggio del lontano 1963 quando l’astro nascente Bruno batte in appena 48 secondi una leggenda del tempo come Buddy Rogers, il primo a farsi chiamare ‘Nature Boy’ e storico campione mondiale NWA nonché primo campione WWE (WWWF, ndr) di sempre. E’ l’inizio della leggenda. Amatissimo dal pubblico, ‘The Italian Strongman’ inizia un regno che sembra interminabile. Passano i mesi, ma soprattutto gli anni, e l’italiano è sempre campione. Un regno che terminerà solo il 17 gennaio 1971 in quel Madison Square Garden, dove ha fatto registrare ben ben 188 volte consecutive il sold out per i suoi match. Terminerà per mano di Ivan Koloff dopo oltre sette anni e un totale di 2.803 giorni. Il regno da campione mondiale (e non solo, ndr) più lungo di sempre nella storia della WWE.
Un periodo di pausa e poi è di nuovo Bruno. Nel 1973 batte Stan Stasiak e inizia un nuovo regno da campione WWWF. Dura meno, “solo” poco meno di quattro anni per un totale di altri 1.237 giorni da campione. Un totale di oltre 4 mila giorni da campione che fanno dell’ ‘Original Italian Stallion’ il più longevo campione mondiale di sempre nella storia della compagnia. Pensare che gente come Hulk Hogan, Bob Backlund e John Cena sono i più vicini ma non raggiungono i 3 mila giorni e nel caso di Hogan e Cena con molti più regni rispetto all’abruzzese.
Dopo la fine del secondo regno, nel 1977, per mano di Superstar Billy Graham, il nostro Bruno si reinventa come commentatore al fianco proprio di Vince McMahon, ma non disdegna alcune apparizioni in ring al fianco di big della ‘golden age’, come Hulk Hogan.
Un eroe che ha battuto i migliori del suo tempo: Buddy Rogers, George ‘The Animal’ Steele, Killer Kowalski, Gorilla Monsoon, ‘Classie’ Freddy Blassie, Waldo Von Erich, Giant Baba, Professor Tanaka, Gene Kiniski, The Sheik. Gente sconosciuta ai più oggi, ma che all’epoca erano il top.
Un eroe che ha riempito le arene prima che questo facesse notizia nel mondo. Un eroe che ha impersonificato un’era e che forse non sarà mai compreso abbastanza per la sua importanza per il solo fatto di aver fatto tanto in questo business quando i tempi non erano ancora maturi per spopolare. Solo dopo sarebbero arrivati il ‘Catch-as-Catch-Can’, il fenomeno dell’Hulkamania, Wrestlemania, l’ascesa della WCW e della nWO, la Attitude Era e tutto il resto.
Ad Hulk Hogan e gli eroi della Gimmick Era si deve l’importanza di questo sport-spettacolo oggi. Ai vari Stone Cold, The Rock, John Cena, ecc. si deve la definitiva affermazione. Ma non dimentichiamoci di chi c’è stato prima e ha portato con grandissimo onore la bandiera del pro-wrestling per anni. E soprattutto, con orgoglio, non dimentichiamoci che costui era italiano. RIP Bruno!