Una macchina da guerra, poche mosse, molti squash match, ma sempre tanta adrenalina e una presa più unica che rara sui fan. Uomo di punta dell’era d’oro della WCW, in due differenti momenti protagonista anche in WWE, dove solo nella scorsa Wrestlemania ha perso in un match uno contro uno. Goldberg è l’headliner tra le introduzioni nella Hall of Fame della WWE in questo 2018. Sarà ‘Da Man’ la principale attrattiva della cerimonia che precederà il prossimo ‘Showcase of Immortals’.
La sua storia è ben nota. Approda in WCW nel pieno della ‘Monday Night War’ tra la federazione di Atlanta e la WWE (all’epoca WWF, ndr). In WCW sta spopolando da tempo la NWO, stable dove sono riunite più o meno tutte le più grandi star del momento in WCW. Fin da subito colpisce la sua prepotenza fisica e la velocità nel risolvere favorevolmente i suoi incontri. Nessuno lo batte. A Nitro, a Thunder, negli special event, negli house show. Non fa differenza. Goldberg non perde mai. Diventa campione degli Stati Uniti battendo Raven. Cede la cintura senza perderla sul ring solo perché ne conquista una più importante, il titolo WCW nientemeno che contro una leggenda come Hulk Hogan (Hollywood Hogan in quel periodo, ndr). La sua streak è incredibile. La WCW conta un totale di 173 vittorie, ma sembra che ne siano “solo” 155. Un traguardo incredibile, nel pro-wrestling battuto solo da Asuka tra NXT e WWE a cavallo tra il 2016 e l’anno in corso. Striscia di imbattibilità che si ferma solo nel dicembre 1998 con una sconfitta sporca ad opera di Kevin Nash, che costa a ‘Da Man’ anche il suo unico titolo WCW in carriera.
Continuerà a essere sulla cresta dell’onda e a fare paura ad Atlanta; costerà la carriera a un certo Bret Hart durante un loro match; perderà pochissimo e proverà a dare inizio a una nuova ‘streak’, uscendo di scena nel gennaio del 2001, a pochi mesi dall’acquisizione della WCW da parte dell’allora rivale WWF. Da lì in poi la scelta di stare lontano dagli schermi e dal wrestling per molto.
Ma il motto del wrestling è ‘mai dire mai’. E infatti nel 2003 Goldberg per la prima volta approda in WWE e lo fa da protagonista. Batte The Rock tanto per presentarsi. Inizia un feud con Triple H che lo porta a diventare World Champion. Perderà il suo primo titolo mondiale a Stamford in un incontro a tre, dove non subisce neanche lo schienamento decisivo. Saluta dopo aver battuto Brock Lesnar a Wrestlemania XX. Poi anni di buio fino al clamoroso ritorno a Survivor Series 2016, dove impiega appena un minuto e 26 secondi per battere ancora una volta Brock Lesnar. Con ‘The Beast’ è la sua unica vera faida del secondo stint, a parte il breve feud con Kevin Owens che porta al titolo universale (secondo titolo mondiale in WWE). Proprio Lesnar viene eliminato da ‘Da Man’ in pochi istanti nella scorsa Royal Rumble. Ma proprio Lesnar è l’unico che qualche mese dopo riuscirà a batterlo uno contro uno in WWE. Con questo incontro si chiude il secondo passaggio di Goldberg in WWE.
Una carriera da indistruttibile. Ha vinto forse poco, ma neanche tanto. Più che altro per una macchina da guerra come lui sarebbe stato lecito aspettarsi dei regni più lunghi da campione, cosa che non è mai avvenuta. Ma a cosa contano i titoli senza il ricordo e l’acclamazione dei fan? Nulla. Questo Bill Goldberg lo sa e per questo il suo ingresso in Hall of Fame ci sta tutto. E poi c’è una streak che, sia essa di 155 o di 173 vittorie consecutive, non può certo passare inosservata. Una leggenda forse più della WCW che della WWE, ma a conti fatti, tenendo conto che è entrato in Hall of Fame Sting, che a Stamford ha lottato appena due match, allora perché non considerare anche ‘Da Man’, che un segno maggiore l’ha lasciato?
E’ stato un grandissimo e il suo ingresso nell’arca della gloria della compagnia è doveroso. Grazie di tutto Goldberg. Stavolta te lo diciamo noi: “You are next”.